Specchietti per allodole come l’ipotesi che il comune unico potrà incidere in modo più forte sulle politiche sanitario-ospedaliere o su quelle scolastiche per un polo medio-superiore, sono pura demagogia. Per l’ospedale di Bazzano è l’Azienda USL di Bologna che decide con piena autonomia le politiche sanitarie ed organizzative dei propri distretti, che sceglie le proprie modalità (anche se sbagliate) di revisione dei costi e dei servizi, in accordo con le linee guida dettate dal servizio sanitario regionale. Per le scuole medie superiori è la Provincia che decide dove e quante farne e non crediamo che ciò possa nè debba dipendere dal numero di “vessilli” comunali appesi ai palazzi. Diciamo NO a promesse vuote e a conti fatti senza l’oste!
Nella proposta di fusione in un “Comune unico con Municipalità distribuite”, la mancanza di un precisa valutazione dei costi di riorganizzazione della macchina amministrativa, a medio-lungo termine, crea forti pericoli. È evidente il rischio che a regime, a fronte di bilanci da far quadrare, la soluzione più facile ed immediata possa essere quella di tagliare i costi di funzionamento, e quindi i servizi, delle municipalità distribuite. Le conseguenze ricadrebbero sui cittadini e sarebbe quasi impossibile fare marcia indietro. Infatti, la legge regionale sul referendum popolare non prevede il quorum partecipativo per la proposta di fusione, mentre lo richiede in caso di scorporo di una porzione di territorio, ovvero nel caso in cui un municipio desideri tornare sui propri passi. Dunque, se sbaglio sarà, sarà senza ritorno e con conseguenze di lungo termine. Forse questo è uno dei motivi che ha spaventato Monte San Pietro, che non salirà sulla stessa “barca” nonostante faccia già parte dell’Unione dei Comuni. Evidentemente per lui l’esperienza con l’Unione non è stata gratificante ed ha già i suoi problemi nel gestire una ventina di frazioni e località. Diciamo NO a trasformazioni irreversibili!
si ha l’impressione di assistere ad una proposta di Fusione dettata più da strategie di Partito che da interessi reali della collettività. È come se l’egemonia politica sul territorio fosse divenuta l’obiettivo primario, che giustifica persino un’audace trasformazione amministrativa e gestionale, poverissima di progettazione e di pianificazione. Una trasformazione che prescinde da probabili carenze di rappresentatività, da rapporti sempre più lontani e meno trasparenti tra il cittadino e l’amministrazione, che dimentica la complessità di un territorio esteso su 180 km quadrati, disomogeneo fra aree montane e di pianura e ramificato in una quarantina tra località e frazioni comunali.
Non ci interessa chi governa il territorio ma come ciò avviene. Chiediamo almeno che il governo avvenga nella trasparenza, con partecipazione ed in nome del bene comune, di cui la massima espressione è appunto il territorio sul quale è stato costruito il passato ed il presente e sul quale si dovrà inevitabilmente costruire il nostro futuro.
Quello che comunque ci attende, fusione o non fusione, sarà il nuovo PSC di vallata, che prevede 5600 nuove unità abitative in 15 anni per “accogliere” un ulteriore aumento del 30% della popolazione. Se l’unico modello di “sviluppo” di questo territorio passa ancora per il cemento diciamo NO al Comune unico, NO al prolungarsi di una dissennata politica di espansione urbanistica!
[URL]http://ambientesalutebazzano.wordpress.com/2012/10/15/fusione-dei-5-comuni-della-valsamoggia-un-comune-unico-e-meglio-di-cinque/[/URL]
