[SIZE=4][COLOR=darkred]ORTOPEDIA PIOMBINO E ALTRO.... [/COLOR] [/SIZE]
Un po’ di tempo fa ho avuto a che fare con il reparto Ortopedia dell’Ospedale di Villa Marina a Piombino. Uso la parola reparto per capirsi meglio anche se la tendenza managerial - medica è riuscita ad ingarbugliare di più le acque dell’organizzazione ospedaliera mischiando i vari settori che c’erano una volta.
Si trattava di un’operazione piuttosto comune che serviva per risolvere 2 complicazioni (1 ci è stata spiegata dopo).
Avevamo sentito anche un’altra zona di destinazione ma ci è stato detto che potevamo rivolgerci tranquillamente anche a Piombino. La patologia era tipica ed evidente e richiedeva un intervento chirurgico classico.
Abbiamo quindi cominciato il percorso burocratico per essere ricoverati nel nostro Ospedale (uno come tanti, con la differenza meravigliosa di una vista panoramica sull’Isola d’Elba).
Per avvalersi dell’operato degli specialisti di questo ospedale dobbiamo prima avere la richiesta del medico di famiglia .
Un’amica di Piombino, poi, mi fa un quadro generale approssimativo dei professionisti all’opera.
Per avere un appuntamento per una visita dai medici ortopedici pubblici di Villamarina, ci affidiamo al CUP (centro unico di prenotazioni) che dà l’appuntamento per un tempo congruo.
Dopo di che praticamente si va alla buona sorte. Nessuno ci dice i nominativi della squadra di Ortopedici, anzi mi accorgo che davanti all’ambulatorio c’è un elenco con metà degli operatori che non frequentano più Villa Marina.
Qui c’è, comunque, la prima vera difficoltà ,per certi versi un segnale della differenza tra classi.
Infatti per avere appuntamento con il medico che vorremmo scegliere non possiamo utilizzare la prassi pubblica ma la prassi privatistica (intra moenia o extra). Chi sceglie il pubblico va incontro , più o meno ,ad un sicuro terno al lotto. Paga meno ma è così.
C’è la possibilità che per essere sicuri di avere una visita ,ad es., da TIZIO, ci si debba recare in una struttura esterna all’Ospedale, anche se lui è pure dipendente lì.
Comunque seguiamo la procedura pubblica ed abbiamo l’appuntamento presso l’ambulatorio ortopedico pubblico a Villa Marina che si trova nell’ala vecchia dell’ospedale prendendo l’ascensore 0 opportunamente segnalato, al piano 2°, nella stanza 5.
L’infermiera ci avvisa che di solito gli appuntamenti aspettano un bel po’ perché ci sono anche quelli mandati dal pronto soccorso. Così aspettiamo 2 ore in più rispetto all’orario dell’appuntamento. In più è giorno anche di operazioni !
A dire il vero poi scopro che gli altri giorni è più o meno uguale.
Comunque loro sono a posto: c’è un cartello che dice che l’orario è puramente indicativo. E siccome la legge è uguale per tutti c’è scritto anche: è suo dovere comunicare se non viene all’appuntamento su prenotazione.
Arriva il momento fatidico ed entriamo. Ci presentiamo e la visita viene effettuata dal Dr. XY. Siccome io non conosco nessuno e lui non si presenta leggo il cartellino sul camice e mi rincuora: c’è scritto solo il nome: meglio che niente.
La visita avviene quasi muta e mentre se ne va gli chiediamo in cosa consisterà l’operazione. Da lì parte una sua spiegazione.
Andiamo poi all’ufficio pre ospedalizzazione che si trova al piano terra e riceve dal Lunedì al Venerdì dalle 10 alle 12 . Peccato che non c’è alcun cartello che lo indichi.
In ultimo c’è la visita dell’anestesista. Sul cartellino si intravede un cognome, gli chiedo come si chiama e scopro che in verità ha un’altra generalità.
La mattina ci presentiamo alle 7,10 (avevano detto di presentarsi alle 7-7,30 ) e veniamo fatti accomodare nella cosiddetta sala d’attesa (non c’è nessun cartello che la identifica come tale). Si tratta di un punto antistante i 2 ascensori di arrivo. Nella stanza si trovano 9 posti a sedere a fronte di un totale di circa 45 posti letto. La sala si trova in mezzo ai 2 corridoi dove si trovano i letti di degenza. Abbiamo il 50 % di indovinare a quale corridoio dobbiamo andare e al 1° ingresso (aprono alle 7,30) ci dicono che chiameranno loro. Alle 8 riprovo a chiedere nella stessa ala e mi dicono che ci chiameranno “o di qui o di la”. Alle 8,10 ritento ma nell’altra ala (sostenuto da una gentile accompagnatrice di una paziente) mi dicono che siamo gli ultimi ed aspetteremo altri 20 minuti. Detto, fatto. Ci ricevono e ci fanno accomodare nella stanza dove ci sarà il lettino apposito. Riempiono giustamente la scheda dei dati personali (uno scambio di persona non è piacevole) ma la cosa prende del buffo quando comincia a chiedere se soffre di diabete, prende medicinali etcc. Consegno una copia della dichiarazione del medico di famiglia che a suo tempo nel percorso di pre - ospedalizzazione mi hanno richiesto, allora trascrivono quello che c’è scritto (non gli chiedo che fine ha fatto il foglio a suo tempo consegnatogli, pazienza).
Gli chiediamo chi opererà e ci dicono TIZIO, gli facciamo presente che lui quel giorno è altrove (mi ero informato) allora riguarda la scrittura della scheda del reparto e vede che la scrittura è di CAIO.
Alle 8,45 finisce l’accettazione.
Alle 10,35 portano un pezzo di plastica blu senza nessuna scritta e lo attaccano al lettino e se ne vanno. Il paziente accanto ci dice che significa che siamo della squadra dell’ortopedia (perché ci possono confondere con chirurgia, oculistica, otorinolaringoiatria, urologia etc …).
Dopo poco vediamo passare una barella con sopra dei bidoni, il paziente accanto fa la battuta “quello è il prossimo ad essere operato”.
Alle 12,00 entra un camice verde. Non si qualifica e ci fa uscire. Dopo di chè ripete le stesse domande fatte alle 8,45.
Alle 12,15 per la 3° volta vado a chiedere se il mio attestato per l’assenza da lavoro è pronto: ancora no.
Alle 13 andiamo a mangiare mentre chi si deve operare resta ancora digiuno.
Alle 13,45 gli mettono una flebo, gli dicono che è un antibiotico, c’è scritto Na Cl ma è un antibiotico.
Alle 14 mi danno attestato per lavoro dove il mio nominativo non risulta, dice solo che XY è ricoverato in ospedale. Cartellini identificativi ZERO, di tutti.
Alle 15,30 ci dicono che i dottori operano ancora. Alle 16 scende per l’operazione il malato da noi assistito e rientra alle 18,30 …
Dopo un po’ mi racconterà che la prima anestesia non era andata bene, solo al 3° taglio dell’operazione si sono decisi a richiamare l’anestesista per fargli sistemare la situazione.
La notte resta una persona anziana a fare compagnia al paziente. Però non la fanno dormire sul letto (magari coprendo i lenzuoli con qualche altro capo). Peccato perché nella stanza erano soli. E soprattutto strano, perché nella stanza accanto sappiamo la mattina dopo che la giovane figlia di una paziente viene fatta dormire nel lettino.
Alle 9,45 passano 4 medici, gli dicono che l’operazione è riuscita e la ferita va bene. In mattinata uscirà.
L’operato si lamenta (non con loro) per la confusione che c’è in corridoio . Difficile che non ci sia con 5 reparti sullo stesso piano ed un ambulatorio per il pubblico non ricoverato ed un day hospital aperto con relativi accompagnatori familiari a 2 passi da lì.
In Mattinata comunque non esce.
Alle 12,15 servono un pranzo che non corrisponde all’ordine fatto e la qualità è abbastanza scadente, la pasta è stracotta, il prosciutto sembra carne flaccida (invece che cotto è crudo), la qualità della mela cotta poi fa schifo.
Alle 14,00 riusciamo ad uscire, prima però tentiamo di ritirare dalla farmacia l’antibiotico (quello vero) in puntura che gli è stato segnato , peccato che sulla ricetta non si riesce a capire il numero. Di corsa torno in reparto e riscendo …
Prima di uscire il dottore ci dice che per la medicazione intermedia (prima del controllo) si può rivolgere sia al medico di famiglia che all’ambulatorio ortopedico dell’Ospedale.
Mi accorgo il giorno successivo che l’intestazione della Relazione di degenza datata 2012 riporta l’elenco della U.O. Ortopedia con 3 dottori che in realtà non operano più all’Ospedale di Villamarina da un po’ di tempo. Come volevasi dimostrare.
Inoltre l’operato per avere una visita dal reparto che l’ha fatto dimettere dall’ospedale bisogna che telefoni fuori dall’ospedale per avere l’appuntamento ed entrare all’ospedale. NON sarebbe MEGLIO CHE ci fosse la possibilità di PRENDERE L’APPUNTAMENTO DIRETTAMENTE NEL REPARTO !?
Ovviamente poi c’è un orario preciso per telefonare da fuori ed avere l’appuntamento, dalle 14 alle 15. Meglio telefonare subito, non si sa mai. L’appuntamento per levare i punti lo danno al 16° giorno e non al 15° come scritto sulla relazione di degenza.
Per la medicazione decidiamo di avvalerci del medico di famiglia. Peccato che nell’ambulatorio non ci sia l’occorrente così dobbiamo andarcelo a prendere noi alla farmacia più vicina.
Passano i giorni, ora c’è da levare i punti alla ferita. L’appuntamento è alle 11,30 e ci ricevono alle 12,45. Nell’attesa sentiamo una signora che chiede quanti ne ha davanti e gli rispondono che non glielo possono dire (nemmeno della sua fila, ce ne sono 4 di tipi di prestazioni).
Gli chiedo: è qui che si levano i punti? Risposta: ho detto che chiamiamo noi…
Dovete mettervi a sedere, ci dicono. Ma i posti a sedere sono tutti occupati …
Sarebbe bello che chi ha operato poi riveda il suo risultato ...e infatti ci tocca un altro medico.
IL BUFFO comunque DEVE ANCORA VENIRE. Il Dottore guarda la mano e dice che va tutto bene. Poi se ne va . Gli chiediamo: i punti non li leva ? NON li aveva visti, non se n’era accorto. Dice: ci vedo sempre meno e infatti non riesce a finire la manutenzione. Ne restano 3 di punti, ci pensa l’infermiera a finirli. Eppure è una classica operazione sia ambulatoriale che ortopedica !?
Il braccio della mano operata viene fatta tenere in aria, l’altra mano che la regge. Se gli veniva fatta poggiare sul lettino… era troppo ferma.
Comunque tutto è bene quel che finisce bene e il risultato finale essenziale è che il disturbo fisico che prima c’era è stato annullato.
Però, come raccontato, qualcosa da migliorare c’è sempre …
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Enrico Nannini [/COLOR]
