Sarร che Carmina non dant panem (con la poesia non si vive) perรฒ questa poesia รจ una delle -poche- cose serie che gli Elbani sono stati capaci di fare, in 50 anni, per il Volterraio. Il che รจ tutto dire: dunque, VERGOGNA.
Il castello del Volterraio, di Maria Gisella Catuogno, 2005
[SIZE=1][COLOR=blue]In austera, aspra solitudine
tra cielo e mare sospeso,
maestoso sโinnalza
lโantico castello,
fiorito dalla roccia
come i cespugli dei licheni.
Nei secoli lโha modellato
il vento,
sferzato o accarezzato
la pioggia,
trafitto il fulmine.
Come le ossa a un vecchio
lโha riscaldato dโinverno
il sole,
o bruciato, implacabile,
dโagosto.
Sa di sale e di ferro
e racconta di Etruschi
e principesse e di gente
pazza di paura
che ne cercava lโabbraccio
quando il mare vomitava
pirati.
Lโeco delle grida impregna
le mura,
riveste di grigio le pietre,
si mescola amaro
al giallo delle ginestre,
risuona nei nidi dei falchi
e degli avvoltoi.
Ma stanca e malata
รจ ormai la sentinella,
vigila stremata
dal peso degli anni
e dellโabbandono:
non la consolano
le carezze dโazzurro
la gaiezza di voci,
sogna la fierezza di ieri
la dignitร smarrita. [/COLOR] [/SIZE]
