Caro Direttore,
ero sicuro che - voce inascoltata da chi dovrebbe recepirla, ma perciรฒ ancora piรน encomiabile - saresti intervenuto per lโennesima volta in difesa del patrimonio culturale elbano e della sua fruibilitร pubblica. Il degrado in cui versano molte fra le nostre straordinarie architetture antiche (etrusche, romane, medievali, tardorinascimentali) รจ oramai ai limiti del non ritorno ma, con motivazioni piรน o meno condivisibili (forse sarebbe piรน esatto dire piรน o meno da respingere), nessuno fa niente per fermarlo.
Monte Castello di Procchio e il Volterraio mi riportano a ricordi anchโ essi giร antichi ed รจ per questo che non riesco a tollerare lโidea che da eccezionali memorie storiche i due monumenti possano trasformarsi nel nulla o quasi. Era il 1977 quando diedi il mio contributo, con i Carabinieri di Marciana Marina, al salvataggio di un cospicuo numero di ceramiche etrusche che scavatori clandestini stavano per asportare a Monte Castello. Ed era addirittura il 1966 quando collaborai al primo saggio di scavo che il prof. Radmilli dellโUniversitร di Pisa effettuรฒ allโinterno del Volterraio valutandone al contempo le stratificazioni architettoniche. Vorrei che i due siti (e altri con loro) conoscessero finalmente lโattenzione che meritano, ma con amarezza mi rendo conto che i miei desideri, come i tuoi, sono pura utopia.
Circa trentโanni fa un grande soprintendente, con la genialitร di chi prevede i problemi, andava predicando lโopportunitร di limitare la frenesia da scavo per dare il giusto spazio agli interventi di restauro sulle innumerevoli strutture portate in luce e sullโenorme quantitร di reperti recuperati. Se i suoi insegnamenti avessero avuto un seguito maggiore, oggi in Italia non vedremmo tanti esempi di archeologia in rovina.
Con molta cordialitร
[COLOR=darkblue]
Michelangelo Zecchini [/COLOR]
