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C'era una volta l'immobile da C'era una volta l'immobile pubblicato il 3 Settembre 2012 alle 13:59
C'ERA UNA VOLTA L'IMMOBILE Per decenni gli italiani hanno confidato sul mattone come bene rifugio per eccellenza, tuttavia adesso senza piรน alcun dubbio possiamo affermare che queste esternazioni rappresentano certezze di un passato che non si ripresenterร  mai piรน. Il numero delle NTN stimate per il 2012 (ovvero il numero delle transazioni normalizzate, in buona sostanza il dato che statisticamente rappresenta i volumi delle compravendite) รจ sui livelli di metร  anni ottanta, con circa 450/470.000 transazioni, dopo aver avuto picchi vertiginosi durante il primo decennio del nuovo millennio con 750/800.000 transazioni. Questo รจ di gran lunga il dato che rappresenta la crisi o meglio la depressione del mercato immobiliare italiano. Se ci aggiungiamo inoltre l'effetto IMU tale dato dovrebbe peggiorare sensibilmente a consuntivo. Ci siamo sempre sentiti dire che gli italiani sono un popolo ricco perchรจ otto su dieci di loro posseggono la casa in cui vivono: in realtร  anche questo รจ un dato fuorviante in quanto non considera quanti di loro sono effettivamente proprietari della propria abitazione, senza quindi essere gravati da mutui e prestiti vari per ammodernamenti ed ampliamenti. In Italia ci sono quasi 24 milioni di abitazioni residenziali (censite catastalmente), di queste 17 milioni rappresentano abitazioni principali di proprietร  mentre 6 milioni rappresentano quelle in locazione o fruite ad altro titolo. Al fianco di questi dati deve far riflettere come ve ne siano invece oltre un milione completamente vuote (o meglio non utilizzate, per la precisione 1.200.000), e non mi riferisco alle case per vacanza o ad utilizzo lavorativo che sono stimate a 4,5 milioni. Se questo non vi basta ancora per comprendere il downtrend che caratterizzerร  il mercato immobiliare italiano nei prossimi anni (se non decenni) possiamo elencare le contrazioni di valore che hanno colpito interi quartieri sia in area metropolitane che i capoluoghi di provincia andando da un -5% a un -20% in appena due anni. L'intero settore sta passando da una fase di blanda stagnazione ad una di marcata contrazione a seguito della convergenza di fenomeni socioeconomici poco confortanti: crollo del mercato dei mutui e peggioramento delle condizioni di affidamento, diminuzione del reddito disponibile nelle famiglie italiane, aumento del carico fiscale sui patrimoni immobiliari e profonda incertezza sul mercato del lavoro. In particolar modo l'ultima voce deve portare a far riflettere: nel futuro che ci attende non avrร  piรน senso investire a lungo termine per acquistarsi un appartamento di proprietร  sapendo che oggi si ha un posto di lavoro a Torino, Milano o Padova e domani con molta probabilitร  si sarร  obbligati a spostarsi in un altra regione o peggio in un altra nazione a fronte di un mercato del lavoro piรน dinamico e flessibile. Non entro dopo a raccontare che fine faranno tutti gli immobili costruiti durante gli anni novanta, che si trovano in classe energetica D/E/F, i quali dovranno competere con quelli nuovi di ultima generazione: la competizione sul mercato produrrร  d'obbligo una consistente contrazione delle valorizzazioni qualora si debba vendere per necessitร . Pensate a tal proposito che un appartamento di medie dimensioni in massima certificazione energetica puรฒ far risparmiare anche oltre Euro 2.000 all'anno solo in spese di riscaldamento e condizionamento. Sul fenomeno della lenta penetrazione delle etnie minoritarie in quartieri un tempo di prestigio, ho giร  avuto modo di parlarne in precedenza. Termino ricordando che il colpo di grazia lo daranno invece le dismissioni di ingenti patrimoni immobiliari sia da parte di Enti Locali e sia da parte di molti fondi immobiliari privati, i quali liquideranno il proprio patrimonio prima della scadenza naturale del fondo con una stima del controvalore immesso sul mercato di oltre 9 miliardi entro i prossimi tre anni. Ognuno di voi pertanto cerchi di immaginare le conseguenze che scaturiranno da questa mole di proprietร  immesse sul mercato, contribuendo a saturarlo ed ingolfarlo pesantemente. Questo non riguarda solo l'Italia, ma molte altre economie occidentali, solo in Germania si stimano dismissioni di fondi immobiliari per oltre 20 miliardi di euro. Sta finendo un'epoca nel vero senso della parola, quello che si dava per sicuro e remunerativo oggi non lo รจ piรน: il mio suggerimento se proprio ci si รจ intestarditi a investire nell'immobiliare รจ almeno ricercare l'eccellenza energetica nel residenziale e l'esoticitร  per quanto riguarda i fondi immobiliari aperti, confidando che il gestore con invidiata lungimiranza sia in grado di individuare mercati con elevato appeal e forte crescita nei prossimi anni.
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