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La Consulta: "i servizi pubblici non si possono privatizzare" da La Consulta: "i servizi pubblici non si possono privatizzare" pubblicato il 20 Luglio 2012 alle 20:31
La Regione Toscana ha privatizzato l'acqua, la Toremar e ora si appresta a privatizzare anche i rifiuti, una precisa scelta politica non obbligata da nessuno. La svolta, se cosรฌ la vogliamo chiamare, arriva con la legge Bassanini del 1997 la quale prevede agevolazioni fiscali per la trasformazione delle vecchie aziende speciali in societร  per azioni con l'obbligo, in caso di trasformazione, della cessione di una quota della stessa. Altre formule di liberalizzazione, che sono poi la base della attuale normativa, sono introdotte dai decreti Burlando e Letta (Enrico, non Gianni!) In quella stessa legislatura, nel 1999, il centrosinistra arriva addirittura ad approvare (ma solo al Senato, la caduta del Governo D'Alema lo blocca alla Camera) il ddl 7042il quale prevedeva l'obbligo, senza nessuna alternativa, di assegnazione, tramite gara, di tutti i servizi pubblici locali di โ€œrilevanza industrialeโ€ quindi anche acqua, gas, energia, rifiuti, trasporti1. Regola ancor piรน radicale di quella oggi oggetto del referendum! La vittoria del Sรฌ lascerร  la situazione invariata: sarร  l'ente locale a decidere se privatizzare la gestione. รˆ qua necessaria una postilla: il comitato per il NO (nel quale ufficio di Presidenza figura, non a caso, Franco Bassanini, autore della legge del '97!), costituito da professori universitari, esponenti del Partito Radicale, del Partito Democratico (capeggiati da Luigi Antonio Madeo), dell'UDC e di altri partiti, illustra in termini entusiastici i vantaggi della gestione degli acquedotti dei privati rispetto alle gestioni pubbliche (carrozzoni antieconomici, secondo loro). Ebbene, questa semplificazione รจ da rigettare, allo stato effettivo delle cose. Tutte le numerosissime cittร  italiane ove si sia deciso di far gestire il servizio idrico da partecipate e privatizzate, hanno visto la nascita di una pletora di consigli di amministrazione, presidente, vicepresidenze, ben poco utili al cittadino, e parallelamente lievitare le tariffe fino a livelli inaccettabili. Aumenti come quelli di Viterbo (+53,4%), Treviso (+44,7%) Palermo (+34%) nel solo periodo 2008-2009. Da quando si sono costituite le partecipate, gli utenti toscani hanno subito continui aumenti annui : Massa Carrara (Gaia spa) + 20,7%, Pisa (Acque Spa) + 14,2%, e Firenze, Pistoia e Prato, (Publiacqua) +11,4% (sempre nell'intervallo 2008-2009),Portando Firenze ad assere la piรน cara di Italia, piรน cara del 400% di Milano (che ha conservato l'acquedotto pubblico). Ulteriori aumenti sono poi seguiti tra il 2009 ed il 2010 (ultimo dato disponibile). รˆ importante notare come Publiacqua รจ controllata al 40% da una societร  privata (acque blu) che, tra i suoi soci, vede l'immancabile Monte dei Paschi e, al 68%, Acea. A sua volta, Acea ha come azionista all'11% la multinazionale francese Suez, e al 15% Francesco Gaetano Caltagirone, imprenditore romano dalle molteplici attivitร , e il Comune di Roma. Che quindi, controlla indirettamente la gestione idrica di mezza Toscana, e ne determina prezzi e tariffe. Un paradosso di commistioni pubbliche-private che parte dal 2003 (Acea entra negli acquedotti romani e laziali), passa dal 2005 (arriva a Firenze e Toscana) e raggiunge, nel 2011, ben 8,5 milioni di utenti in tutta Italia, e diventando il primo distributore nel Paese. Quindi, appare chiaro come poche e precise persone abbiano le mani (ed interessi precisi) sui destini dei nostri aquedotti e della loro redditivitร . Insomma, una serie di scatole cinesi che, una volta aperte, ci fanno scoprire tre cose: A) privatizzare la gestione degli acquedotti ha comportato una impennata delle tariffe non sempre comprensibili B) la privatizzazione โ€“ o compartecipazione- c'era ben prima della legge Ronchi, ed ha abbondantemente prodotto i suoi effetti. C) la parte politica non conta: si รจ "privatizzato" a destra, al centro, e, forse soprattutto,a sinistra, il che pone un velo di incertezza sulle future politiche nel settore, che non รจ quindi detto che siano alternative alla norma oggetto di referendum [URL]http://www.approfondendo.it/redazione/redazione_effetti_referendum_privatizzazioni_4giugno2011.htm[/URL] La Consulta: โ€œI servizi pubblici non si possono privatizzareโ€ Eโ€™ una doppia bocciatura per i governi Berlusconi e Monti quella sancita poche ore fa dai giudici Supremi , che hanno dichiarato incostituzionale la norma che obbligava i comuni a privatizzare i servizi pubblici locali. "Viola apertamente il referendum del 12 e 13 giugno del 2011", votato da 27 milioni di italiani [URL]http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/20/la-consulta-i-servizi-pubblici-non-si-possono-privatizzare/300449/[/URL]
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