Sono abbastanza "adulto" per ricordarmi, alla fine degli anni '70, gli scalpellini sampieresi, che, nel piazzale antistante Colle Palombaia, con vissuti cappelli di paglia, lavoravano il granito "a mano".
Vengo da, parte materna, da una famiglia di cavatori del marmo di Rapolano, vicino Siena e ricordo mio nonno, a sua volta scalpellino e successivamente commerciante in marmi e travertino, che mi sottolineava la perizia e la forza di tali straordinari lavoratori.
Proprio un mese fa ero a Roma davanti al Pantheon e facevo notare, al mio interlocutore, come parte di quelle colonne provenissero dal mio piccolo paese di adozione. Quel pensiero, nell'assolata splendida piazza piena di turisti, mi ha trasmesso un piccolo moto di fierezza, come se quelle colonne fossero parte di me.
Questo senso di appartenenza alla comunitร sampierese รจ il motivo per cui sono fortemente amareggiato per la scelta dell'Amministrazione di Portoferraio di usare granito non sampierese per la qualificazione di una piazza.
Non รจ solo mera questione di soldi. E' qualcosa di forse piรน profondo.
E' la mancata coscienza del senso di appartenenza ad un territorio, ad un'isola che, nonostante sia una delle perle dell'intero continente, non riesce ad uscire da una condizione di marginalitร , rispetto a quelle che sono le sue enormi potenzialitร .
Sono questi apparentemente piccoli episodi, tutt'altro che irrilevanti, che ci fanno comprendere come la strada sia ancora lunga.
Forse, dal punto di vista sociologico, l'elbano non sente tanto il senso di appartenenza all'Isola, ma al singolo piccolo paese.
Anche questi aspetti vanno approfonditi nel dibattito sul Comune Unico, argomento che, se trattato superficialmente solo nel suo freddo aspetto amministrativo, rischia di produrre solo danni.
Gianluigi
