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francesco da francesco pubblicato il 20 Aprile 2012 alle 6:49
Ho scritto un "manifesto" per protestare civilmente contro le malversazioni dello Stato italiano. Lo propongo: [COLOR=purple]Un manifesto per la disobbedienza responsabile, civile e pacifica.[/COLOR] L’indebitamento dello Stato italiano si sta avviando inesorabilmente ed inarrestabilmente (nessun governo è stato capace di invertire significativamente questo trend) verso i 2.000 mld di euro, nonostante che negli ultimi dodici anni si siano susseguite una manovra straordinaria di risanamento dei conti pubblici dietro l’altra (diciannove manovre per circa 800 mld di euro complessivi?). Ristorare questo stock di debito significa ogni anno spendere dagli ottanta ai cento e passa mld di euro per interessi da pagare ai sottoscrittori del nostro debito pubblico. Un costo pazzesco! Così il livello di pressione fiscale reale sul lavoro, sui pensionati e sull’impresa ha superato di qualche punto il 50% raggiungendo un record mondiale. In questa drammatica situazione non è vero che gli italiani si dividono in contribuenti onesti ed evasori incalliti perché con questi livelli di pressione fiscale tutti i cittadini, salvo pochi eroi, sono “naturalmente” portati ad evadere il fisco. Infatti quando uno Stato, anno dopo anno, incrementa la pressione fiscale imponendo balzelli di ogni fatta per non fare i conti con le proprie inefficienze, i propri sprechi e le proprie corruttele, a poco a poco perde prima di credibilità, poi di fiducia ed infine di legittimazione agli occhi dei cittadini. Inoltre da qualche tempo lo stesso Stato rompe unilateralmente i patti sottoscritti con i cittadini, non solo modificando di punto in bianco le regole del gioco ma, addirittura, dandogli valore retroattivo. Infine, come se non bastasse, si rifiuta di pagare in tempi accettabili le imprese che gli forniscono prestazioni e servizi facendone spesso chiudere o fallire un bel po’. Questi atti unilaterali se li compiesse un privato cittadino sarebbe additato come “una perfetta canaglia”. Insomma, ormai, viviamo in uno Stato “legibus solutus”, così come avveniva ai tempi delle monarchie assolutiste. La realtà è che i pensionati, i lavoratori dipendenti e alcune tipologie di imprese, in determinati comparti produttivi ed aree geografiche, non possono evadere, eludere o restare nel “sommerso” e perciò sono costretti, è proprio il caso di dire “ob torto collo”, a pagare al fisco ben oltre il lecito. Il Paese è spaccato in due perché la metà dei contribuenti italiani ha dichiarazioni dei redditi palesemente “taroccate” in quanto dichiara meno di 18.000 euro lordi l’anno. Dunque non solo è incivile (certi spot televisivi sono veramente volgari) ma addirittura pericoloso, aizzare metà del paese contro l’altra metà perché ormai vi è un comune sentire che pervade la popolazione italiana e cioè che lo Stato si è trasformato in un padrone sempre più insopportabilmente avido, esoso, sprecone, impiccione, intrusivo, inefficiente, corrotto e vessatorio, in balia di “caste” ottuse, voraci ed insaziabili. Insomma un “mostro” che genera caos, sostenuto da “forze politiche personali” che ogni anno prelevano impunemente dalle casse pubbliche, con una scusa o con l’altra, centinaia di milioni di euro senza rendere conto alcuno del loro utilizzo. Perciò dobbiamo combattere un “Leviatan” e creare le condizioni civili, prima ancora che politiche, affinché si proceda rapidamente e senza indugio, al rientro dello Stato nel suo “alveo naturale”. Occorre procedere rapidamente ad una drastica riduzione degli apparati statali e del suo debito che, fra le loro letali peculiarità hanno anche quella, non secondaria, di essere una ricca ed inesauribile “mammella” per l’economia criminale. I cittadini devono capire che questo Stato (dispiace dirlo) così come si è mostruosamente sviluppato, deformato e incancrenito è il problema centrale del Paese e non può in alcun modo rappresentare la soluzione dei problemi italiani. Basta invocare l’intervento pubblico: peggiora solo le cose ed aggiunge danno a danno, spreco a spreco, corruzione a corruzione. I cittadini responsabili e pacifici si devono mobilitare per chiedere che il governo persegua in fretta e senza ulteriori indugi tre direttrici chiare: 1. Ridurre gli apparati pubblici a cominciare dalla soppressione delle centinaia di enti inutili e dalla semplificazione dei livelli istituzionali per poi proseguire con la ristrutturazione della Pubblica Amministrazione, del sistema giudiziario, della sanità, della scuola, dei corpi di polizia e della Difesa. Infatti queste fondamentali istituzioni debbono essere sottoposte a drastiche cure di efficienza, di meritocrazia e di responsabilità civile perché senza tutto questo non recupereranno mai l’efficacia di funzionamento che è indispensabile ad un Paese moderno. 2. Far molto dimagrire lo Stato cominciando a “vendere” le aziende a controllo pubblico come la Rai, l’Enel, L’Eni, Finmeccanica, le Ferrovie, le Poste, le Aziende Municipalizzate e le grandi proprietà pubbliche come le arre demaniali, l’enorme patrimonio immobiliare, le “caserme dismesse e non” e via “dismettendo”. Solo per questa via si potranno ottenere tre importanti risultati: ridurre di qualche centinaio di miliardi lo stock del debito pubblico, che è ciò che i mercati realmente ci chiedono; togliere formidabili centri di potere alle “caste” che li utilizzano nel modo sconcio, squallido e clientelare che abbiamo visto in tutti questi anni e abbattere gli interessi passivi che ogni anno lo Stato deve pagare ai sottoscrittori del suo debito. 3. Riduzione della pressione fiscale ad un massimo del 33% sui redditi da lavoro e di impresa, spostando le “attenzioni” del fisco sulle rendite ed i patrimoni improduttivi. Infatti va assolutamente invertito un “andazzo”, che da qualche decennio ha preso sempre più campo nel nostro Paese, di diffidenza ieri e di vera e propria ostilità oggi nei confronti dell’ “intrapresa” e dell’ “intraprendenza”. Chi vuole impegnarsi, migliorarsi ed affermarsi nella società è visto con sospetto e, nei fatti, viene ostacolato in tutti i modi soprattutto quando vuole operare nel rispetto delle regole. Così hanno buon gioco i “furbetti” ed i corruttori che, in quanto tali, trovano sempre le scorciatoie per fare i loro affari. Per questa via la moneta cattiva ha scacciato quella buona e l’Italia si sta “impoverendo” sempre più sia dal punto di vista materiale che morale ed umano. Allora la domanda è: c’è una qualche speranza che la politica italiana sappia finalmente e responsabilmente imboccare questa strada virtuosa? Le esperienze amare e le delusioni enormi fin qui patite dai cittadini ci dicono inequivocabilmente di no. Purtroppo la politica italiana è dominata da “gerarchi” di diversa storia, di diversa fatta e di diversa origine ma tutti interessati, ancorché con motivazioni differenti, al mantenimento dello status quo. Dunque in questa situazione drammaticamente bloccata non resta che una via: quella della ribellione civile, pacifica e perciò pre-politica. Occorre promuovere migliaia di “piazze virtuali” dove i cittadini liberi, pacificamente e responsabilmente, si incontrino e mettano in campo comuni e concordati atti di “disubbidienza civile” a cominciare dal dire no ai “prelievi forzosi” che questo “Stato sanguisuga” impone a tutti noi. Così come occorre portare in giudizio di fronte alle Corti Internazionali ogni sopruso, ogni vessazione ed ogni violenza morale che questo “Stato canaglia” perpetra ai danni dei cittadini pretendendo, con una arroganza senza fine e che si accresce giorno dopo giorno, di non rendere mai conto dei propri misfatti. Occorre formare dei movimenti di opinione che rivendichino i diritti dei cittadini contro una “Stato mascalzone” che ormai si è trasformato in un monarca assoluto sempre più esoso, sordo ed arrogante. E’ ora che gli Italiani dismettano l’abito del suddito rassegnato per assumere quello del cittadino libero e responsabile. E’ l’ultimo tentativo per salvare l’Italia. Altrimenti il declino continuerà sempre più rapido ed inesorabile. [EMAIL]francescoboccetti@conapi.it[/EMAIL]
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