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DINO da DINO pubblicato il 3 Aprile 2012 alle 16:17
[SIZE=3]LA FINE DI UN EPOCA ALL'ELBA[/SIZE] [COLOR=firebrick]L'ode il Cinque Maggio fu scritta, di getto, in soli tre o quattro giorni, dal Manzoni commosso dalla conversione cristiana di Napoleone avvenuta prima della sua morte. [/COLOR] [SIZE=1]Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, cosรฌ percossa, attonita la terra al nunzio sta, muta pensando all'ultima ora dell'uom fatale; nรฉ sa quando una simile orma di pie' mortale la sua cruenta polvere a calpestar verrร . Lui folgorante in solio vide il mio genio e tacque; quando, con vece assidua, cadde, risorse e giacque, di mille voci al sรฒnito mista la sua non ha: vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, sorge or commosso al sรนbito sparir di tanto raggio; e scioglie all'urna un cantico che forse non morrร . Dall'Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno; scoppiรฒ da Scilla al Tanai, dall'uno all'altro mar. Fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza: nui chiniam la fronte al Massimo Fattor, che volle in lui del creator suo spirito piรน vasta orma stampar. La procellosa e trepida gioia d'un gran disegno, l'ansia d'un cor che indocile serve, pensando al regno; e il giunge, e tiene un premio ch'era follia sperar; tutto ei provรฒ: la gloria maggior dopo il periglio, la fuga e la vittoria, la reggia e il tristo esiglio; due volte nella polvere, due volte sull'altar. Ei si nomรฒ: due secoli, l'un contro l'altro armato, sommessi a lui si volsero, come aspettando il fato; ei fe' silenzio, ed arbitro s'assise in mezzo a lor. E sparve, e i dรฌ nell'ozio chiuse in sรฌ breve sponda, segno d'immensa invidia e di pietร  profonda, d'inestinguibil odio e d'indomato amor. Come sul capo al naufrago l'onda s'avvolve e pesa, l'onda su cui del misero, alta pur dianzi e tesa, scorrea la vista a scernere prode remote invan; tal su quell'alma il cumulo delle memorie scese. Oh quante volte ai posteri narrar se stesso imprese, e sull'eterne pagine cadde la stanca man! Oh quante volte, al tacito morir d'un giorno inerte, chinati i rai fulminei, le braccia al sen conserte, stette, e dei dรฌ che furono l'assalse il sovvenir! E ripensรฒ le mobili tende, e i percossi valli, e il lampo de' manipoli, e l'onda dei cavalli, e il concitato imperio e il celere ubbidir. Ahi! forse a tanto strazio cadde lo spirto anelo, e disperรฒ; ma valida venne una man dal cielo, e in piรน spirabil aere pietosa il trasportรฒ; e l'avvรฏรฒ, pei floridi sentier della speranza, ai campi eterni, al premio che i desideri avanza, dov'รจ silenzio e tenebre la gloria che passรฒ. Bella Immortal! benefica Fede ai trรฏonfi avvezza! Scrivi ancor questo, allegrati; chรฉ piรน superba altezza al disonor del Gรฒlgota giammai non si chinรฒ. Tu dalle stanche ceneri sperdi ogni ria parola: il Dio che atterra e suscita, che affanna e che consola, sulla deserta coltrice accanto a lui posรฒ. [/SIZE]
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