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Benito Elmini da Benito Elmini pubblicato il 28 Marzo 2012 alle 8:28
Capre, cani randagi, sentieri nei boschi Ho visto nelle rocce che incombono sul mare di Nisportino una capra sanguinante che era sfuggita al rabbioso attacco di una muta di cani randagi. Avanzava penosamente, col retro del suo mantello inzuppato di sangue, in cerca di un possibile riparo nellโ€™impervio costone sovrastante gli scogli. Ha trovato riparo nel fitto di un lentisco, vicino alla โ€œpunta delle cassetteโ€. Sicuramente era seguita da capretti sui quali i cani avevano infierito, consentendole la fuga. Si consumava cosรฌ, con le stesse modalitร  raccapriccianti, un episodio ormai consueto nelle alture che circondano la baia di Nisportino, che sono frequentate da branchi di capre selvatiche. Questo asserisce chi abita in quella localitร  e che piรน volte si รจ rivolto a diversi indirizzi, sollecitando lโ€™ intervento di bonifica di un randagismo che non solo turba lโ€™equilibrio faunistico dellโ€™ambiente, ma che costituisce un pericolo per gli escursionisti che utilizzano i sentieri o per coloro che si dedicano semplicemente a brevi passeggiate intorno alla baia. Diverse e insistenti sono state le richieste di intervento, inevitabile รจ stato il palleggio delle competenze, nullo al momento il risultato. Perchรฉ non si interviene con la dovuta sollecitudine? La stagione turistica รจ ormai alle porte. E, soprattutto: si aspetta forse, prima di intervenire, che qualcuno lamenti aggressioni da parte di randagi che lo strazio inflitto alle timide caprette rende sempre piรน pericolosi
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