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SERGIO BICECCI da SERGIO BICECCI pubblicato il 26 Marzo 2012 alle 14:21
[SIZE=4][COLOR=darkblue]CENTRO STORICO [/COLOR] [/SIZE] Con l’arrivo della primavera e l’influenza del sole e della luce, cresce il desiderio di affidarsi all’ottimismo riaccendendo la speranza di vedere risolversi finalmente la crisi che impera ormai da anni nel nostro Paese. Poi, però, usciti dal sogno e poggiati i piedi per terra ciò che è sotto gli occhi non lascia adito a dubbi. Portoferraio ed in particolare il suo Centro Storico, soffrono di patologie ormai cronicizzate, dovute alla mancanza di serie e responsabili analisi sulle cause che l’hanno determinate e di relativi interventi riparatori. Sono mancati forse specialisti con capacità terapeutiche adeguate? Forse, eppure nel frattempo abbiamo avuto tanti Soloni, ognuno con la propria verità, permeata di incompetenza, con qualche presunzione e senza alcuna capacità creativa. Infatti oggi viviamo quanto iniziò negli anni settanta, a causa della pervicace politica di impoverimento del Centro Storico con il continuo trasferimento, fuori dalle mura, di tutti gli Enti di pubblico interesse. Ne ricordo alcuni, ma questo l’ho già scritto altre volte: le scuole, l’ospedale, i VV.FF, Carabinieri, Polizia, Agenzia delle Entrate, Ufficio Registro, l’allora EVE, Il mercato ambulante del venerdì e dulcis in fundo l’Ufficio Centrale delle Poste, ha chiuso i battenti anche un altro pezzo di storia della citta, la tradizionale edicola Del Lea, giusto per fare degli esempi. Sono venute meno così, quotidianamente, centinaia e centinaia di presenze produttive perdendo un considerevole contributo alla vita del Paese. Anche le banche, successivamente, hanno avvertito la necessità di uscire dal Centro e locarsi con le loro Agenzie dove maggiore è diventata la frequenza del pubblico. Il Commercio locale, del quale ho fatto parte per 39 anni, consentendomi una certa esperienza e conoscenza delle cose, pur contestando tali provvedimenti, adottati senza opportune alternative, non ha potuto far altro che soggiacere, ed oggi raccogliamo il risultato di tanta cecità. Non sono poche, anche statisticamente, le attività che hanno già chiuso. Altre che hanno coraggiosamente tentato di avviarne una hanno subito la stessa fine nel giro di poco tempo causando a loro volta altro danno. Eppure nessuna voce programmatica o di sostegno esce dalle stanze ove queste cose dovrebbero pesare come macigni. Già si vedono le serracinesche abbassate, le insegne tolte e le luci spente, questo in pieno Centro Storico, in piazza Cavour e addirittura nella civica piazzetta Pietro Gori, dove meraviglia anche il vecchio edificio delle Poste abbandonato a se stesso o meglio, utilizzato quale magazzino facendo bella mostra di se con una porta tappezzata di locandine pubblicitarie. Per carità, senza alcuna polemica, ma vasi di fiori, nuove lanterne panchine, tubi ed altro, non sono davvero sufficienti a richiamare l’attenzione neppure per cominciare ad affrontare il problema. Ciò che serve è un progetto risolutivo che generi interesse nella popolazione residente dentro e fuori le mura a rifrequentare il Centro Storico, diventato anche un agglomerato di appartamenti sfitti. Benvengano in estate i turisti dei quali si ha tanto bisogno, ma la città deve ridiventare utile e piacevole a noi portoferraiesi, perché essa deve vivere tutto l’anno, non due mesi su dodici. Anche feste serali e notturne, iniziative estemporanee estive, non sono risolutive e spesso la chiusura del traffico, soprattutto in ore diurne crea maggiori danni al commercio locale di quanti utili possa produrre. Si dice che le attività commerciali chiudono perché i titolari dei locali pretendono cifre onerose, qualsiasi cifra diventa tale quando mancano i clienti, quando da mattina a sera, all’ora di chiusura, l’incasso non copre l’impegno di nuclei familiari e le spese. A qualsiasi ora del giorno il vuoto di presenze è verificabile, si vedano ad esempio le piazze e anche le presenze nelle Banche. E’ responsabilità dei proprietari dei fondi sfitti che sostengono comunque costi condominiali, IMU, ESA, ASA e magari in credito di diverse mensilità di affitto? Certamente nel contesto di una politica di crescita anche questo aspetto diventerebbe importante e discutibile per il superamento delle difficoltà, ma il Comune cosa fa nel frattempo’. Agevola coloro che intendessero aprire attività? Aiuta forse il Commercio locale alleviando i costi per il suolo pubblico, per la pubblicità, per i rifiuti, contribuendo a lenire il danno? Così non è. In conseguenza di tutto questo per quale motivo un Portoferraiese dovrebbe venire nel Centro Storico? Può trovarvi ciò che altrove non c’è? Direi assolutamente no! Non sempre c’è bisogno di recarsi in Comune, in Chiesa, ed i residenti non vanno per musei e panorami. C’è anche una sensazione ormai generalizzata e altrettanto nefasta che si rileva da come viene tenuto il paese, è la mancanza di amore per la propria città, non c’è cura per ciò che attiene l’immagine che diamo di noi stessi e del nostro paese, sporcizia, abbandono in ogni angolo, dal luogo di arrivo delle navi (palazzo Coppedè e strada antistante) alla Salita Napoleone: erbacce, deiezioni animali ovunque , sempre per fare degli esempi. Riconosco che la critica è facile e che le soluzioni sono difficili da perseguire, ma come ho detto mancano le idee, suggerisco in particolare ai prossimi amministratori di domandarsi e far conoscere a cittadini come vorrebbero che fosse questa magnifica città medicea nei prossimi decenni, se limitarsi a coprire le buche stradali, poco e male, cambiare lampade o creare progetti di largo respiro per la città e i suoi abitanti per uscire finalmente da una staticità mentale ormai antica. Non sarà facile, ma proviamo, questa sarebbe la differenza. Per esempio, perché non riportare in Centro il mercato ambulante e distribuirlo dentro le mura , affinchè il pubblico entri effettivamente in Centro Storico. Da solo non sarebbe sufficiente, ma sicuramente si potrebbero aggiungere tante altre iniziative. Abbiamo capito che un grosso irrisolto problema è il traffico veicolare. Accertato che urbanisticamente Portoferraio non avrebbe dovuto avere più di una sola strada di entrata e uscita dal Centro Storico, vedasi “Cosmopoli”, perché non riprendere l’allargamento della calata Mazzini da dove fu interrotta decenni fa? L’opera consentirebbe più corsie per i veicoli in entrata come in uscita ed anche una pista ciclabile fino a congiungersi con il nuovo Water Front, ritengo che tale suggerimento, dopo la costruzione di questo ultimo tanto contestato e in luogo sbagliato, non sarebbe poi un grosso scandalo. Il risultato conseguente, con opportuni interventi, sarebbe l’alleggerimento veicolare di piazze e strade interne compresa la via F.D. Guerrazzi, per la quale dovrebbero transitare soltanto i residenti della stessa e quelli della parte alta del paese e che dovrebbero poi uscire dal Fornice della stessa via utilizzando il senso unico alternato. A questo proposito vorrei ricordare quante polemiche sorsero per la sua apertura, il progetto prevedeva una doppia corsia, proprio per creare una nuova entrata e uscita che oggi avrebbe consentito un ulteriore alleggerimento. Perché non riesaminare l’idea? Sono assurdità Improponibili? Forse. Possono essercene delle migliori, bene, chi più ne ha più ne metta ma pensiamo finalmente ad una Portoferraio in grado di affrontare razionalmente i prossimi decenni, ora siamo con l’acqua alla gola, non è più tempo di vivere alla giornata ed è arrivata l’ora che coloro che amministrano o che si propongono di amministrare una città riflettano, escano dal letargo chiedendo condivisione e aiuto per la soluzione di ciò che è ormai sotto gli occhi di tutti, la sopravvivenza ha un limite temporale, il prossimo inverno chiuderanno altre attività e certe iniziative che possono e devono essere soltanto Istituzionali che richiedono di lottare con volontà, passione e tenacia che distinguono chi crede in ciò che fa, sono diventate improcrastinabili. Sergio Bicecci
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