[SIZE=4][COLOR=darkblue]I LUMINI DI S.CHIARA ATTOII° [/COLOR] [/SIZE]
[COLOR=darkred]MARCIANA MARINA : IL COTONE DI CEMENTO E DI CERA [/COLOR]
Erano anni che desideravo documentare quanto è stato deturpato quello che da molti - a buon diritto - viene definito un angolo di paradiso, cioè il borgo del Cotone a Marciana Marina. Ci sono riuscito nello scorso mese di ottobre, quando ho fatto una scappata all’Elba durante una breve pausa del mio lavoro sottoterra. Per inciso, faccio i debiti scongiuri per prevenire chi non sarebbe dispiaciuto ( le anime pie non mancano mai ) se nel mondo ctonio rimanessi molto più a lungo.
Ho scattato centinaia di fotografie, ho eseguito rilievi, ho raccolto ogni informazione utile per elaborare uno studio da pubblicare su una rivista scientifica. L’assunto, neanche troppo ostico, era quello di dimostrare quanto sia facile, per insensibilità o per i motivi più disparati, arrecare gravi danni a un tessuto paesaggistico di grande valenza.
Anche se non era mia intenzione diffondere i dati a livello locale, devo tuttavia riconoscere che Fabrizio Prianti mi ha preceduto, con le telecamere di ‘[COLOR=darkblue]Vivere l·ambiente’ [/COLOR] , mediante un ‘pezzo’ di notevole professionalità, sia per quanto attiene alle immagini sia per il commento, che è limpido, penetrante e incisivo.
L’intervento di Prianti è un pungolo a non tacere, anzi a levare alto un grido di protesta contro coloro - committenti e artefici - che hanno accumulato degrado in quel golfetto da eden. Uno dei principali elementi costitutivi dell’irripetibile scenario del Cotone è lo sperone granodioritico rosato, che l’azione erosiva millenaria di mare e vento ha di volta in volta modellato a mo’ di creste e di funghi vacuolati. Altre tipiche foggiature di madre natura sono verso sud – o piuttosto erano - gli affioramenti di scoglietti neri, in continuità cromatica con lo scalo/spiaggetta color marrone. La mano dell’uomo, a partire dalla seconda metà del XVI secolo, ha impreziosito quegli elementi naturali con edifici dalla struttura armonica, per niente in antitesi con l’ambiente circostante. Si tratta, insomma, di un autentico tesoro che tutti – amministratori in primis – dovrebbero rispettare, ammirare, proteggere.
Prianti ha dimostrato che così non è stato. L’intera formazione granodioritica è lordata da decine e decine di multiformi chiazze nere, composte di cera e di sporco stratificato, che ne rompono gradazione cromatica e fascino. Migliaia dei caratteristici vacuoli sono otturati da colate di cera, tanto coprente che alcuni pinnacoli a nido d’ape, una volta spettacolari, oggi si presentano come una massa amorfa, untuosa e liscia. E non è da trascurare il danno, irreversibile, causato dai falò ripetutamente accesi sia sulla ‘punta’ sia in prossimità della ‘pianata’ : per effetto termoclastico, infatti, gli storici ‘rochers de la Santé’ in alcune zone sono letteralmente ‘scoppiati’ e, con il distacco di scheggioni di varie dimensioni, si è modificato il profilo d’insieme.
E che dire del piccolo scalo, parzialmente scavato nella roccia dai nostri avi, in cui venivano tirati in secca gozzetti e ‘sciapichelli’ lignei ? Esso è stato completamente ‘modernizzato’, con efficienza degna di miglior causa: pavimento e pareti naturali sono stati sostituiti con una sconcertante, quanto inutile, platea di cemento industriale, che ingloba anche parte degli scogli neri e che, soprattutto sui margini meridionale e occidentale, è sottolineata da ripiani a forma di sarcofagi cementizi, forse costruiti inconsciamente per intonare il “De profundis” alla bellezza del sito.
La storia dei lumini di cera, per così dire ‘a perdere’, ha attraversato - com’ è noto - parecchi mandati amministrativi fino al provvidenziale stop imposto nel 2008, sua sponte, dal sindaco Ciumei. Non si sa, al contrario, a chi debba essere attribuita la cementificazione dello scalo del Cotone. Per curiosità, probabilmente non solo mia, sarebbe possibile venirne a conoscenza ? Lo chiedo - sperando che mi rispondano - all’Amministrazione attuale, a Legambiente, alla Lista Civica e a Sinistra Democratica, attente da sempre al destino dei beni culturali e paesaggistici del territorio.
[COLOR=darkblue]Michelangelo Zecchini [/COLOR]