[SIZE=3][COLOR=red] L·inchiesta Castello, indagati Cioni, Biagi e Ligresti Accertamenti sui rapporti tra Comune e il Gruppo Ligresti per lo sviluppo urbanistico della piana di Castello. La Procura ipotizza il reato di corruzione. [/COLOR] [/SIZE] Sotto inchiesta anche Ligresti
L’imprenditore Salvatore Ligresti e un suo assistente, l·avvocato Fausto Rapisarda (Fondiaria-Sai), insieme a due assessori comunali fiorentini, Graziano Cioni (sicurezza sociale), quest·ultimo anche candidato sindaco , e Gianni Biagi (urbanistica), sono indagati per corruzione dalla procura di Firenze. Indagati anche tre professionisti. Nel mirino degli inquirenti c’è lo sviluppo urbanistico della piana di Castello, circa 168 ettari di proprietà di Fondiaria-Sai tra l’autostrada A1, l’aeroporto e la ferrovia Milano-Roma, un’area dove deve nascere una «nuova Firenze». L’area comprende terreni edificabili per quasi un centinaio di ettari; il resto, 80 ettari, è destinato a parco. Proprio la corruzione, principale reato ipotizzato, emergerebbe, secondo gli inquirenti, dai rapporti intercorsi tra il Comune e il gruppo Fondiaria-Sai per valutare cosa fare dell’ultima area dove è possibile progettare un’espansione urbanistica in grande stile nel territorio comunale di Firenze. I carabinieri del Ros di Firenze hanno effettuato stamani perquisizioni negli
uffici e nelle case dei due assessori.
L·INCHIESTA. Gli accertamenti, effettuati dai carabinieri del Ros, sono scattati da un’inchiesta coordinata dal procuratore Giuseppe Quattrocchi insieme ai pm Giulio Monferini, Gianni Tei e Giuseppina Mione. Biagi e Cioni sono sospettati del reato di corruzione in concorso con Salvatore Ligresti ed altri dirigenti e professionisti del gruppo Ligresti. La questione riguarda lo sviluppo urbanistico della piana di Castello, area di circa 80 ettari di terreni situati alla periferia nord di Firenze di proprietà di Fondiaria-Sai. Secondo prime ipotesi, Salvatore Ligresti, i suoi collaboratori e gli assessori Biagi e Cioni avrebbero agito per procurare vantaggi economici di vario tipo - pur in funzione di aspettative diverse, ma di fatto complementari - collegati alla destinazione dei terreni di Castello. Il punto di partenza è una convenzione urbanistica stipulata il 18 aprile 2005 tra Comune e Consorzio Castello. Abitazioni, negozi, due alberghi, piazze, nuove strade, impianti sportivi: queste le previsioni edilizie sulla carta. L’avvocato Piermatteo Lucibello ha affermato che «il decreto di perquisizione di Biagi è stato motivato in modo assolutamente generico e contiene la seguente affermazione: «Adottava iniziative e provvedimenti in contrasto con gli interessi pubblici dell’ente di appartenenza, per aver ricevuto la promessa di utilità economiche e non economiche, per sè e per altri, ovvero da conseguirsi da lui direttamente o indirettamente».
IL FIGLIO DI CIONI IN FONDIARIA. Invece Cioni, hanno reso noto i legali, secondo le attuali ipotesi di indagine avrebbe commesso corruzione perchè «ometteva di astenersi da ogni decisione inerente l’approvazione e la concreta esecuzione alla convenzione urbanistica stipulata il 18 aprile 2005 tra il Comune di Firenze e il consorzio Castello». Cioni, secondo le ipotesi dell’inchiesta, avrebbe dovuto sostenere la convenzione «perchè il figlio è dipendente della Fondiaria-Sai». Il figlio, in effetti, fu assunto dalla compagnia assicurativa nel 2002 come impiegato, ma, sottolineano i legali, «tre anni prima della convenzione» e «occupandosi della liquidazione di sinistri automobilistici, non ha alcun interesse diretto o indiretto nelle vicende urbanistiche di Castello». Cioni, tuttavia, sostengono i legali, «mai si è occupato direttamente della convenzione, salvo il voto dato in Giunta insieme agli altri assessori» e che dunque «nessun atto contrario ai doveri di ufficio è stato commesso, così che la corruzione è inesistente».
LE REPLICHE. Il Gruppo Fondiaria-Sai, «in merito all’inchiesta avviata dalla magistratura di Firenze in relazione al progetto Castello, esprime piena fiducia nell’attività della magistratura, certa che nelle sedi competenti sarà acclarata la piena legittimità e correttezza del proprio operato». L’avvocato Fausto Rapisarda, assistente di Salvatore Ligresti, tra gli indagati ha espresso in una nota «la propria amarezza in ordine alle contestazioni mosse con l’avviso di garanzia e sottolinea la totale estraneità del Gruppo Ligresti alle ipotesi accusatorie formulate». Inoltre Rapisarda «rappresenta - si legge nel testo - fin d’ora che i rapporti tenuti dal Gruppo con i responsabili dell’amministrazione comunale sono stati trasparenti e lineari, nell’esclusivo interesse dello sviluppo della città».
Alessandra Bravi - Corriere.it