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UN TESORO IN FONDO AL MARE ITALIANO pubblicato il 17 Ottobre 2022 alle 9:17
GAS QUEL TESORO INUTILIZZATO IN FONDO AL MARE [IMGSX]https://www.camminando.org/FOTO_35/gratis.JPG[/IMGSX]“Studia il passato, se vuoi divinizzare il futuro”. Diceva Confucio. Lezione mancata da parte dell’Italia. Noi, infatti, dal passato abbiamo imparato ben poco. E così di divino ci restano solo le preghiere per evitare che il domani sia peggio dell’oggi. Specie se parliamo di energia e in particolare di gas. Indice Gli errori del passato Vent’anni di errori, di politiche sbagliate, di assenza di strategie energetiche ci hanno consegnato nelle mani degli stranieri. E ora ne paghiamo le conseguenze. I drammi che stiamo vivendo in queste ultime settimane sono figli di scelte scellerate. Bollette insostenibili, famiglie spaventate, aziende ad un passo dal baratro. Noi ce le siamo cercate. Sì, perché invece che prevenirla questa catastrofe l’abbiamo velatamente alimentata. Come? Consegnando le chiavi delle nostre caldaie a russi, americani e arabi. La ragione deriva da due fattori precisi: l’attuale sistema di fissazione del prezzo del gas, che prescinde dall’equilibrio fra domanda e offerta sul mercato fisico, e l’ormai strisciante crisi della raffinazione nazionale che non garantisce più la piena autonomia dei rifornimenti di prodotti petroliferi. Problemi strutturali in essere da decenni, le cui conseguenze sono emerse in occasione di questa crisi, penalizzando famiglie e imprese. Gas: l’inspiegabile dipendenza italiana dall’estero Eppure, nonostante la necessità di interventi immediati ed efficaci in materia di strategia energetica, la classe dirigente ha da sempre preferito parlare di altro. Quasi tutto il gas che consumiamo in Italia, infatti, lo compriamo dall’estero. Nel 2021 il nostro Paese ha utilizzato 76,1 miliardi di metri cubi di gas, di questi solo 3,34 miliardi di metri cubi sono stati estratti dal nostro sottosuolo. In pratica, solo il 6% del gas che consumiamo è prodotto qui in Italia, il resto, ovvero il 94%, lo importiamo dall’estero. Una scelta incomprensibile visto che tutti noi sediamo sopra un mare di gas. Noi di russi, americani e arabi non ne avremmo nemmeno bisogno: secondo le stime, nel sottosuolo italiano sono presenti 350 miliardi di metri cubi di gas naturale – valori che includono sia riserve già confermate che possibili. Se prendiamo in considerazione solo le riserve certe, parliamo di circa 90 miliardi di metri cubi di gas estraibili in tempi relativamente brevi. Scendiamo più nel dettaglio. In Italia ci sono 1.298 pozzi estrattivi di gas: di questi, 514 sono abitualmente utilizzati per l’estrazione, mentre 752 sono attivi ma inutilizzati, spenti. Nonostante là sotto ci sia tutto il gas di cui avremmo bisogno ogni anno. E così, quasi tutto il gas che utilizziamo arriva dalla Russia, dai Paesi del nord, da Libia, Algeria, dall’Azerbaijan. Uno spreco vero e proprio, di risorse e soprattutto di soldi. Basti pensare che l’estrazione del nostro gas ha un prezzo di soli 5 centesimi al metro cubo mentre importarlo dall’estero ce ne costa oltre 70. I giacimenti italiani gas e il loro declino A portarci a questo, un lento declino iniziato circa 30 anni fa. A cavallo tra gli anni ‘90 e il 2000 la produzione nazionale di gas arrivò attorno ai 20 miliardi annui, circa 6 volte la quantità attuale. Il picco storico è stato nel 1994 quando l’estrazione casalinga copriva il 40% del fabbisogno nazionale, appunto quei 20 miliardi di metri cubi. Con il tempo, però, si sono progressivamente ridotti: siamo passati dai 9 miliardi del 2008 ai quasi 7 del 2015 per finire con i 3,34 miliardi del 2021. Eppure i giacimenti in Italia, in particolare di gas, non si sono mai esauriti, sono distribuiti lungo tutta la lunghezza della penisola, sia onshore (su terra), che off-shore (a mare). L’Adriatico settentrionale è la provincia con le riserve accertate maggiori di gas metano ma negli anni la politica, l’ambientalismo, e i sostenitori del «no a prescindere» hanno fermato una macchina che oggi ci sarebbe estremamente utile. Nella zona di Venezia le nostre piattaforme del gas sono ferme perché una legge, la n.133 del 2008, ne vieta l’estrazione. Stiamo parlando della subsidenza. Parola strana che forse pochi conoscono ma che in geologia vuol dire: movimento della piattaforma continentale o del fondo marino, che tende ad abbassarsi sotto il peso dei sedimenti che gli si accumulano sopra. In altre parole, estrarre gas dall’alto Adriatico avrebbe creato subsidenza, in altri termini uno sprofondamento di Venezia. Secondo alcuni, trivellare in quelle zone avrebbe fatto sparire la Serenissima sotto il mare. L’argomento è stato oggetto di lunghi dibattiti e accese controversie. I più grandi scienziati si sono sempre mostrati prudenti sull’argomento. P.G
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