Festa dell’Uva
Ho visto in questi giorni che su questo Blog ci sono vari interventi sul mancato svolgimento della Festa dell’uva. Come ha già scritto qualcun altro, i più disperati sono quelli che all’ultimo momento, dopo che le persone dei vari rioni, lavoravano da giorni e giorni, dalla mattina alla sera, e fino a notte inoltrata ,venivano a chiedere un vestito per partecipare. Nel nostro Rione (Fortezza) , non è stato mai negato a nessuno. Le nostre sarte riprendevano le stoffe, il metro, le forbici , e nel giro di poche ore, consegnavamo il vestito alla ritardataria.se il periodo da rappresentare quell’anno, si avvicinava ad uno già rappresentato negli anni passati, dai nostri armadi cercavamo un vestito da riadattare, perché la filosofia del Rione è anche questa: non sprecare, non buttare via nulla, riciclare tutto ciò che è possibile. Perché scrivo stasera? Per sgombrare il campo da tanti errori ed inesattezze e anche, più o meno velate, cattiverie. Dal 1996 facevo parte del Direttivo dell’ex Associazione Culurale G. Verdi (ometto volutamente Banda Musicale, poi spiegherò perché.) Dopo lo strepitoso successo della Festa del Cavatore, decidemmo che , alla fine dell’estate, avremmo fatto un’altra festa che per anni avrebbe fatto parlare di sé. Il successo della Festa del Cavatore, che finì anche sulle reti nazionali, grazie ad un servizio che il grande giornalista Sandro Moretti, mandò sul TG3, ci rendeva giustamente orgogliosi. Io, in particolar modo, ne ero fiera, perché la sera prima della festa, proprio Moretti, , mi telefonò per chiedermi se gli buttavo giù due righe per parlargli della storia delle Miniere e della vita dei Cavatori. Chiedere 2 righe a me è pura illusione. In meno di un’ora andai giù all’Innamorata, con 4 pagine di foglio di protocollo interamente riempite, nelle quali io, figlia e nipote di cavatori, avevo messo tutta me stessa. Sentire le mie frasi, ripetute al TG3, mi causò un’emozione indescrivibile.ma torniamo alla nuova festa. Eravamo Io, Michelangelo, Lorella e la cara Patrizia, nell’ufficio di quest’ultima, e l’unica cosa che avevamo deciso era di dividere il Paese nei quattro antichi Rioni del Castello di Capoliveri, in ordine alfabetico Baluardo, Fortezza, Fosso e Torre.In un primo momento pensavamo di addobbare dei carri, uno per Rione, ma i problemi erano molti: da dove li avremmo fatti passare? Quale doveva essere la grandezza? E, per motivi di sicurezza, quante persone potevano salire sopra? Le varie risposte non ci soddisfacevano, quando, all’improvviso, facendoci sobbalzare, la porta si socchiuse e un “ si può? “, introdusse, non invitato, Carlo Cardelli, il quale ci risolse un grande problema: ma perché invece dei carri non addobbiamo i Rioni? Accogliemmo con entusiasmo la proposta e, dopo averlo gentilmente invitato ad andarsene, buttammo giù l’atto di nascita di questa nuova creatura, che, dopo già dopo qualche mese, sarebbe diventata grande. Fu presentata così: DALLA VIGNA ALLA CANTINA “ma pe’ le vie del Borgo/ al ribollir dei tini/ va l’aspro odor dei vini/ l’anime a rallrgrar/.Uno degli articoli dello Statuto diceva che“ se anche uno solo dei Rioni, per un qualsiasi motivo, non avesse potuto partecipare, la Festa quell’anno non ci sarebbe stata. Diverso è il discorso che, se si decide di non fare la festa dell’uva, ed un Rione decide di fare una festa del Rione al suo interno, è perfettamente legittimo, è un momento di aggregazione dei contradaioli, che potrebbe essere ripetuto nel periodo invernale, anche come modo di autofinanziarsi. Non c’era invece ragione di far sfilare gli altri rioni, visto che non era la Festa dell’uva.E qui chiariamo ancora, Ogni Rione si dà una sua struttura, nel rispetto del Regolamento della Festa e dello Statuto dell’Associazione.Ogni Rione elegge un Caporione che dovrà rispondere all’Associazione dell’operato del Rione. La Fortezza nominò anche un Comitato Direttivo, con varie cariche assegnate a ciascuno dei membri, chhe rispondevano al Caporione. Tutto questo preambolo ha un motivo: chiarire che la Fests dell’Uva è creatura dei Rioni, con pieni poteri al loro interno, ma emanazione dell’Associazione.Il Comune di Capoliveri ha sempre sostenuto economicamente l’Associazione che, a sua volta, destinava questi contributi per la realizzazione dei vari eventi, fra cui la Festa dell’Uva. In questo caso, i contributi venivano assegnati in parti uguali, a ciascun ruine. E’ inutile quindi chiedere al Comune perché non è stata fatta la Festa dell’Uva. L’Associazione Giuseppe Verdi no esiste più.E’ stata sostituita da una Pro Loco che, se regolarmente costituita, nel rispetto dei modi e dei tempi, può chiedere al Comune l’erogazione dei contributi per i vari eventi in programma, fra i quali anche la Festa dell’uva. E’ quindi la Pro Loco che, sentiti i 4 Capirione deve fornire spiegazioni circa il mancato svolgimento della Festa dell’uva 2022. E’ inutile voler fare campagna elettorale emancipata, il Comune non c’entra nulla, e nemmeno con le altre manifestazioni nominate, che Giacomino nostalgico racconterà ai suoi nipoti. La Festa del Cavatore è finita da tempo,e nessuno potrà mai replicare le splendide feste dei primi anni dell’A.C. G.Verdi. Ma si potrebbe reinventarsi, con filmati, libri, ricerche fatte dagli alunni delle scuole elementari e medie, mostre fotografiche, insomma mettete in moto i cervelli. Anche qui il Comune non c’entra nulla. La Festa dell’Innamorata è una festa che fa capo all’Associazione Granducato dell’Innamorata, e bisognerebbe chiedere a Michelangelo Venturini perché non è stata fatta. Insomma, anche qui il Comune di Capoliveri non c’entra nulla. E veniamo alla Bande Musicale, da me volutamente omessa quando ho nominato l’Associazione, uno dei cui scopi era proprio quello della ricostituzione della banda. Nuovi strumenti acquistati, corsi musicali gratuiti organizzati, spartiti rinnovati. Il povero Piero Capurro, spendendo il suo tempo e i suoi soldi, trascrisse,fotocopiò, impaginò quaderni di spartiti per ciascun componente della banda. Piero, purtroppo, non può più confermare, e nemmeno Sara, ma Davide e Marta conoscono il lavoro fatto dal loro padre, che arrivò anche a studiare uno strumento per entrare in banda. Non ci fu nulla da fare, nulla andava bene, ogni sforzo era inutile, ogni scusa era buona per bob uscire. Insomma,non era un sodalizio, ma una banda già sciolta, con forti contrasti principalmente fra loro e con i vertici dell’associazione. Per concludere, anche qui il Comune non c’entra nulla. Quindi dovrà essere la Pro Loco a spiegare perché sono scomparse queste manifestazioni. L’Amministrazione Comunale non potrà fornirle, potrà solo chiedere spiegazioni alla Pro Loco circa l’utilizzo dei contributi erogati. Un bilancio insomma, che tutte le associazioni che ricevono finanziamenti pubblici, sono tenute a presentare.