MISTERI ELBANI
Due libri usciti durante l'estate di quest'anno.
Due autori al loro esordio nella narrativa: Leonardo Giovanni Terreni e Paolo Scardigli.
Due persone legate all'Elba.
Due libri che con l'Elba hanno a che fare.
Due esordi nella narrativa senza dubbio riusciti.
In una delle due storie l'Elba è richiamata, senza che vi si svolgano parti della trama.
Nell'altra storia, che pure si dipana in vari luoghi in giro per l'Italia, il filo della narrazione inizia e termina all'isola.
Ve ne parlerò senza dir troppo, ovviamente, per lasciarvi il gusto della sorpresa che il genere narrativo a cui entrambi i libri a modo loro appartengono inevitabilmente porta con sé.
Leonardo Giovanni Terreni ha pubblicato (edito in self-publishing, finito di stampare in giugno) il romanzo giallo La torre e il demone, presentato a Portoferraio il 16 settembre, con un'intervista del sottoscritto.
Terreni (figlio del pittore Gino, che fra l'altro ha insegnato storia dell'arte al Liceo Foresi nell'anno scolastico 1952-53) è nato a Montelupo e risiede ad Empoli. Fa l'archeologo, ha fondato e dirige la rivista Milliarium, che ha dedicato pagine importanti all'Elba.
Protagonista della storia è l'archeologo Leandro Tertulliani, detto “l'Indiana Jones di Empoli”. Ed è nei dintorni, pur con nomi cambiati, di questa città che si svolgono in prevalenza i fatti. Persone e luoghi si presentano alla pari come protagonisti, in un contesto in cui realtà e finzione si confondono volentieri. Per quanto riguarda le persone, l'autore ci ricorda subito che “nella vita non c'è mai un solo attore...siamo tutti protagonisti” e questi si dividono in “angeli “ e “demoni”. Magari quelli che sembravano appartenere alla prima categoria invece approdano alla seconda.
Così i “demoni” riescono a trasformare in un inferno quello che sembrava un paradiso (quel paesaggio della collina toscana che sembra, per dirla con Guido Piovene, “imbevuto d'intelligenza e perciò sa, da solo, farsi museo).
Già, la Toscana (soprattutto quella parte con cui Terreni ha maggior dimestichezza) è fra i protagonisti: la Toscana degli Etruschi, certo, ma anche quella del buccellato, la regione dei bestemmiatori diffusi (che vanno all'inferno da soli perché i moccoli degli abitanti delle altre regioni non si capiscono) e (qui un moccolo ci vorrebbe davvero) della strada FI-PI-LI.
E poi ci sono i preti, la confessione, un cane un po' fava, Adelmo il nottolone, la luna cornuta (e non è il solo personaggio del romanzo appartenente a questa categoria), i politici e le donne, con la loro “cordialità in cagnesco”: la preta, Matilde coi suoi pizzicori, la satanassa (consorte -poteva essere diversamente?- del nottolone di cui sopra), la moglie e la figlia dell'Indiana Jones empolese. E altri ancora. E altro ancora, per esempio la Resistenza (è a quell'epoca che inizia il romanzo) e, naturalmente, l'archeologia, con tanta roba antica: tanta come le puppe della Loren, ci dice Tertulliani-Terreni (ma forse gli è sfuggita quella famosa foto del 1957 di Joe Shere in cui lo sguardo di Sophia cade su un capezzolo di Jayne Mansfield).
Nel libro, che si segnala anche per alcune scene (e colpi di scena) di sapore squisitamente cinematografico, si accenna più volte a un caso simile, con ricerca rimasta a mezzo, all'Elba. E a casi interamente elbani dovrebbero esser dedicate le prossime due storie a cui Terreni sta lavorando.
Ah, dimenticavo, c'è anche Lucio Battisti. È l'occasione per riascoltare Equivoci amici: fatelo pure, ma prima prestatemi attenzione ancora un po', perché vorrei parlarvi di Paolo Scardigli e del suo recente Il regalo di un enigma. Sciarada elbana (Persephone Edizioni, finito di stampare in luglio) presentato a Portoferraio, alla libreria Mardilibri, il 16 ottobre).
Paolo, di famiglia elbana, è nato a Genova e vive a Scandicci, è laureato in chimica e lavora per una multinazionale. Ha deciso di scrivere questo libro pensando, ci dice, a come “le innovazioni tecnologiche abbiano cambiato davvero radicalmente la vita delle persone soltanto nell'ambito della comunicazione”. Il libro parla di due amici, Santiago e Saverio, che ad un certo punto, critico, delle rispettive vite, si ritrovano all'Elba, luogo dell'infanzia e luogo dell'anima. La loro è, semplicemente, una fuga, che termina “in una piccola villetta a due piani con giardino, pochi metri sotto le mura del Forte Falcone di Portoferraio”, non lontano da una di quelle tre lapidi con la famosa frase sulla fondazione dell'antica e ormai malconcia e malinconica Cosmopoli: TEMPLA MOENIA DOMOS ARCES PORTUM COSMUS MED FLORENTINORUM DUX II A FUNDAMENTIS EREXIT AD MDXLVIII. Il romanzo comunque inizia al cimitero di Rio Elba (è lì che s'affaccia l'enigma, che sarà risolto solo con l'affannosa e complessa ricostruzione di una password) e un altro luogo importante per i protagonisti è l'immaginaria località di Colle alle Guardie.
Pure all'Elba, a Marciana, si trova la casa per anziani in cui si pratica lo stile di vita “algoritmo”, si usa la “OldAge+App” e gli ospiti vengono controllati con un “bancomat prelievo sputacchiera”: forse il capitolo meglio riuscito del romanzo, quello in cui l'estro dell'autore si cimenta con sicurezza nella descrizione di un ambiente in cui, in definitiva, tutti, perfettamente (si fa per dire) accuditi, sono in realtà maledettamente soli.
Ma per risolvere l'enigma a cui accenna il titolo Santiago è costretto a girare a lungo per l'Italia: da Genova a Cagliari, da Roma a Catania a Milano, situazioni in cui la trama si arricchisce con l'entrata in scena di svariati ben disegnati personaggi come, ad esempio, il genovese Bebbo Ragno, autore di un libro intitolato Fuck the new world order (esIste davvero? Scopritelo) o Giorgio Devoti. E verso la fine della storia, di nuovo all'Elba con una puntata a Nisporto, un posto in cui a quanto pare è inevitabile intercettare e classificare varie tipologie (tre più una di “livello plus”) di “rompicoglioni da spiaggia”.
La memoria, la fuga, i luoghi del cuore, la consapevolezza di sé: ecco quel che affiora nella parte conclusiva di una narrazione colta e appassionata. Scardigli riassume il tutto con una frase che appare, lampeggiante, su uno schermo: “Per andare avanti, ricorda sempre chi sei e dove sei stato”. E la conclusione, che è, si può dire, comune ai due amici, quasi fossero un sol uomo va in direzione di una confermata scelta di libertà e di volontà di dedicarsi a “quello che gli piace e solo quello”.
Se Terreni ha già dichiarato che il libro di cui sì sta parlando è il primo di una trilogia e che il prossimo avrà come teatro l'Elba, vien da esortare Scardigli, vista la buona prova di questo esordio, a continuare anche lui con la narrativa, tenendosi da queste parti (e la prossima volta, ne sono certo, eviterà la parola location).
Bene, non vi resta, a questo punto, che uscire e percorrere, come tante volte hanno fatto i due autori di cui vi ho parlato e come ho fatto io stesso, “le vie della vecchia Cosmopoli”, per andare in libreria ad acquistare La torre e il demone di Leonardo Giovanni Terreni e Il regalo di un enigma. Sciarada elbana di Paolo Scardigli. Poi leggeteli: vi accorgerete, alla fine, di aver ben utilizzato i vostri soldi e il vostro tempo. Ve lo dice Giampiero Palmieri
