Villasimius, quel carissimo dissalatore costruito e poi abbandonato
[IMGSX]https://www.camminando.org/FOTO_32/simius.JPG[/IMGSX] In Israele dissalare l'acqua era una necessitร . Infatti nel Paese, uno dei piรน aridi del mondo, il 40 per cento dell'acqua da bere arriva dal mare.
Cosรฌ nella drammatica estate del '90, una delle tante con i bacini a secco, la Regione pensรฒ di realizzare tre dissalatori a Carloforte, La Maddalena e Villasimius. Li costruirono a tempo di record, in quattro mesi, e spesero due miliardi e mezzo per ciascuno. Sembrava la svolta, la soluzione, come in Israele.
COSTI SALATI - Invece quello di Carloforte non venne mai usato. E quelli della Maddalena e Villasimius ebbero vita breve: due anni.
Prima si accorsero che per farli funzionare servivano grandi gruppi elettrogeni che comportavano un costo energetico enorme; poi si resero conto che le norme ambientali non consentivano di riversare in mare il sale scartato durante il processo di lavorazione; infine scoprirono che il costo dei filtri, da sostituire frequentemente al modico prezzo di 200 milioni a pezzo, non era sostenibile.
Insomma, con quella tecnologia costosa e obsoleta produrre l'acqua costava cinque volte di piรน che ottenerla da altre fonti. E l'acqua non era nemmeno sufficiente per soddisfare il fabbisogno di un paese che giร allora passava dagli abituali 3700 residenti ai 30 mila estivi. Cosรฌ, visto che nel frattempo a Villasimius era arrivata la condotta che portava l'acqua dall'invaso di Simbirizzi, quel progetto venne abbandonato.
ABBANDONATO - Oggi a ricordarne la presenza c'รจ un cartello arrugginito nella strada per Campulongu. All'interno dello spazio recintato, tra erbacce e tubature abbandonate, si scorgono due edifici: quello che contiene i gruppi elettrogeni e l'altro che ospita l'impianto di dissalazione.
"Fu uno dei tanti interventi emergenziali ai quali sono sempre stato contrario", racconta Tore Sanna, storico sindaco di Villasimius. "Non ci diedero scelta nonostante in Consiglio comunale fossero emerse altre soluzioni, peraltro piรน economiche".
I fondi erano quelli stanziati con la legge 33 del '90: 150 miliardi di lire (con un mutuo al tasso del 13 per cento da restituire in 15 anni) per "ulteriori interventi immediati per superare l'emergenza idrica".
BISOGNO IMPROVVISO - Luciano Garau, ingegnere, attuale consigliere comunale di opposizione, non era ancora in politica ma seguรฌ la vicenda e ricorda quale fu la genesi. "La rete del paese era alimentata da vari pozzi trivellati", racconta.
"Nella primavera del '90 si accorsero che quelli che si trovavano alla foce del Rio Foxi erano contaminati dagli scarichi dell'impianto di depurazione e l'acqua da un giorno all'altro non fu piรน utilizzabile", racconta.
"Fu emergenza vera e venne risolta rapidamente dalla Giunta guidata da Mario Floris e dall'assessore ai Lavori pubblici Domenico Pili con la costruzione del dissalatore. Ma i costi energetici erano troppo elevati e i filtri costavano un patrimonio. Inoltre ci davano solo circa dieci litri al secondo, pochi per soddisfare le esigenze di tutti, insediamenti turistici compresi".
Negli anni successivi, molti provarono a riproporne l'uso per scopi sempre diversi. Non se ne fece nulla. Soldi pubblici sprecati, un'idea potenzialmente vincente che non ha funzionato.
ยซI dissalatori sono un fallimento Meglio riparare le condotte bucateยป Gli ambientalisti: tutto inutile se restano le perdite
CAGLIARI. ยซAnche l'amministrazione comunale di Cagliari si รจ accorta dell'allarme sociale determinato dalla fallimentare gestione dell'acqua in Sardegna e afferma che รจ necessario dotare la cittร di dissalatori. Ma il gioco vale la candela?ยป. Lo chiedono gli ambientalisti del Gruppo di Intervento Giuridico e gli Amici della Terra sottolineando che ยซper contribuire a rifornire seriamente la cittร e l'area vasta sarebbe necessario realizzare almeno tre impianti di grandi dimensioniยป. La spesa _ affermano _ sarebbe di almeno 70-80 milioni di euro, senza contare gli elevati costi di gestione e di vendita all'utenza. Sarebbe meglio _ concludono gli ecologisti _ destinare subito cifre consistenti per rifare la rete idrica idrica cittadina (400 chilometri con perdite medie del 30-40% e punte del 200%). Non ha infatti senso raccogliere e dissalare acqua quando la si perde in rete. Poi ci sono i costi: oggi _ รจ scritto nella nota _ il costo per metro cubo di acqua dissalata si aggira in media attorno al dollaro, circa un euro e 20 centesimi, cioรจ 2230 lire al cambio attuale. L'acqua potebile prodotta dagli impianti dell'Ente autonomo del Flumendosa costa circa 470 lire al metro cubo ed รจ molto piรน cara che in altre cittร italiane. L'acqua grezza viene invece venduta nel settore agricolo mediamente a 140 lire al metro cubo. Ma i contatori non esistono e gli agricoltori, quando pagano, pagano in base a una quota forfettaria ad ettaro. Tra l'altro _ รจ scritto in una nota _ nel 1995 vennero realizzati tre dissalatori, a La Maddalena, Carloforte e Villasimius. Il costo: due miliardi e mezzo di lire ciascuno. Gestiti dall'Esaf, dovevano fornire circa duemila metri cubi d'acqua al giorno. Risultato: non hanno mai funzionato. Eppure il comune di Cagliari _ cosรฌ ha annunciato _ vorrebbe fare proprio questa scelta.