SENATO, MINISTRO E CORTE DEI CONTI PER L‘ ACQUEDOTTO DELL’ELBA
Il crescendo delle varianti e dei ripensamenti migliorativi dell’ approvvigionamento idrico in corso d’ opera senza risultato, hanno raggiunto il punto di rottura. Prima di ogni altra nuova decisione sull’acquedotto dell’Isola d’Elba vi è necessità di un controllo di gestione sugli investimenti
di Alberto Zei
[IMGSX]https://www.camminando.org/FOTO_31/corte.JPG[/IMGSX] I Senatori che hanno sottoscritto l'interrogazione parlamentare contro la inconcludenza dei progetti dell'acquedotto dell'Elba sono: la Sen. Corrado, la Sen. Angrisani, la Sen. Granato e il Sen. Lannutti. In particolare la Sen. Corrado che è anche l'attuale candidata a Sindaco di Roma, ben conosce per sua professione di archeologa e ambientalista i veri problemi del territorio; problemi che anche all' Isola d'Elba non possono essere risolti con palliativi e speculazione industriali come quella dei laghetti a cielo aperto per l’ approvvigionamento potabile alla popolazione o di dissalatori le cui conseguenze ambientali terrestri e marine sarebbero ben peggiori della stessa penuria idrica. Ma anche il Sen. Lannutti, Presidente Nazionale dell' Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari Finanziari (Adusbef) ha evidentemente compreso alla luce della sua esperienza e conoscenza, la gravità finanziaria milionaria che l'intero progetto sottende. Qualcuno già si giustifica dicendo che se nessuna delle proposte per migliorare l' acquedotto all' Elba è stata gradita dalla popolazione, adesso non può essere ribaltata la responsabilità delle conseguenze all'Azienda a cui si è contestato ogni iniziativa .
La risposta a questo genere di “scaricabarile” la troviamo nell’ atto di sindacato ispettivo che segue.
Pubblicato il 4 agosto 2021, nella seduta n. 355
“CORRADO , ANGRISANI , GRANATO , LANNUTTI - Al Ministro della transizione ecologica. -
Premesso che:
risulta agli interroganti che, all'isola d'Elba, l'arrivo della stagione estiva puntualmente "riveli" un acquedotto carente malgrado i diversi interventi avviati, negli anni, per risolvere tale criticità, tutti interrotti in corso d'opera;
in particolare, nell'ambito di un progetto ingegneristico che prevedeva ben 21 bacini a cielo aperto, i cosiddetti laghetti, pensati per raccogliere riserve idriche soprattutto dalle colline dei relativi circondari, nella stagione invernale, e usarle d'estate ad integrazione della portata dell'impianto di distribuzione idrica in uso, l'invaso in località Condotto, finanziato con oltre 1 milione di euro, fu iniziato dalla Azienda Servizi Ambientali (A.S.A.), su disposizione della Autorità Idrica Toscana (A.I.T.), ma non terminato; gli altri 20 risultano neppure iniziati, e senza spiegazione alcuna;
tra le ragioni dell'abbandono del "laghetto" del Condotto spicca l'inadeguatezza progettuale o professionale emersa durante la costruzione, che assurdamente non ha previsto l'impermeabilizzazione dello scasso in corrispondenza del fondo e delle pareti, necessaria ad assicurare la tenuta idrica del manufatto: l'acqua, perciò, invece di essere trattenuta nell'invaso, fuoriesce in ogni direzione, creando in corrispondenza e tutt'intorno al "laghetto" un acquitrino putrescente;
riesce impensabile sia che A.I.T. ed A.S.A. abbiano potuto non prevedere l'impermeabilizzazione del bacino nel progetto approvato e finanziato per la sua completa realizzazione funzionale, sia che la carenza strutturale lamentata possa essere stata causata da una cattiva esecuzione dell'opera, che non sarebbe sfuggita alla Direzione lavori;
considerato che:
la rinuncia al piano dei 21 bacini a cielo aperto è stata utilizzata dagli Enti suddetti per ottenere dalla Regione Toscana, facendo leva su un nuovo e ulteriore stato di necessità, i fondi utili ad un altro tipo di investimento: il famigerato dissalatore, spacciato come capace di soddisfare le necessità di consumo idrico nei vari comuni dell'Elba e senza costi per questi ultimi, poiché i circa 10 milioni di euro di costo iniziale sono stati accollati all'erario;
come segnalato nell'atto di sindacato ispettivo 4-05511, la zona di installazione prescelta per utilizzare le falde freatiche locali, salmastre, è un tratto pianeggiante della costa di Capoliveri, detto Marina di Mola, sito a poche centinaia di metri da un'area protetta: ne conseguono un sicuro danno ecologico (esteso peraltro alla biocenosi e alla fauna dei fondali del golfo antistante, a causa dello scarico della salamoia) e una precaria potabilità dell'acqua prodotta;
sul piano tecnico, avendo l'A.S.A. ammesso che la fornitura prevista di 40 litri al secondo non può soddisfare le necessità di integrazione delle capacità dell'acquedotto dell'Isola d'Elba, che peraltro sembra abbia una dispersione idrica annuale pari al 40 per cento dell'acqua immessa (cioè perde 280 milioni di metri cubi), da subito si prefigurava una nuova incompletezza realizzativa. Il dissalatore è stato, però, ugualmente sovvenzionato con denaro pubblico ed è iniziata l'istallazione del cosiddetto "primo lotto", alle spalle di una delle più prestigiose spiagge turistiche dell'isola d'Elba, istallazione che va avanti a singhiozzo tra le proteste della popolazione;
per incrementare l'insufficiente produttività del dissalatore, i medesimi progettisti hanno previsto un imponente ampliamento, che porterebbe la produzione ad 80 litri al secondo e il costo a circa 20 milioni. Nell'uno come nell'altro caso, l'iter tecnico amministrativo dell'intervento non sembrerebbe regolare: se i lotti sono (come sono) più di uno, la norma che antepone al finanziamento statale l'approvazione del progetto nella sua interezza, da parte delle Autorità responsabili, subordinando l'erogazione delle risorse alla dimostrazione della funzionalità di tutti i lotti previsti, non sarebbe stata rispettata;
se non bastasse, il previsto raddoppio della produzione lascia supporre un raddoppio dell'impianto, con l'effetto, però, che due macchine di mezza potenza consumano, costano e disperdono molto più di una sola a potenza doppia, oltre all'ulteriore spazio di installazione occupato;
valutato che per quanto riguarda l'esercizio della distribuzione idrica, il costo lordo della gestione dell'acquedotto si riflette immancabilmente sulle bollette dell'utenza isolana, a nulla valendo il fatto che le opere incomplete o abbandonate descritte sono pagate dall'erario con il denaro di tutti i contribuenti italiani,
si chiede di sapere:
se, in primis, il Ministro in indirizzo non convenga che le iniziative imposte dagli Enti responsabili dell'acquedotto dell'Isola d'Elba siano un esempio lampante di "diseducazione civica" da contrastare con decisione;
quali azioni intenda assumere, nell'ambito delle sue prerogative, per accertare le responsabilità e se, sia a proposito della (fallita) costruzione del laghetto del Condotto, sia del dissalatore di Marina di Mola, nel primo caso in considerazione del danno derivato dalla macroscopica carenza progettuale, nel secondo delle violazioni del corretto iter tecnico-amministrativo, anch'esse foriere di possibili danni alle finanze pubbliche, non ritenga di sollecitare l'avvio di accertamenti da parte dell'autorità competente a fini risarcitori”
Sembra pertanto evidente e consequenziale a quanto descritto, la richiesta al Ministro, di rivolgersi nell’ambito delle sue prerogative all’Autorità competente, ossia alla Corte dei Conti, per la verifica di quanto è stato “speso”.