[COLOR=darkblue][SIZE=2] Tra il serio e il faceto del dissalatore di Mola e la “morta gora” del Condotto [/SIZE] [/COLOR]
“Innanzi mi si fece pien di fango
disse: “Chi se’ tu che vieni anzi ora?”
Mentre noi corravam la morta gora”
di Alberto Zei
Si apprende in questi giorni che lo scorso gennaio è stata emanato dalla regione Toscana un decreto con il quale viene deciso di riprendere i lavori sospesi per la costruzione del noto dissalatore di mola; decisione che si riteneva dovesse essere subordinata ad ulteriori precisazioni e chiarimenti dalle Autorità regionali con maggiori vincoli su questo delicato argomento.
Si trattava di tener presente prima di ogni altra azione operativa, le condizioni che erano state stabilite precedentemente dal Consiglio di Stato, sia dal Comune di Capoliveri, sia dalle stesse decisioni adottate dalle autorità competenti della Toscana che nella circostanza aspettavano chiarimenti.
Primo lotto del dissalatore
Quale accordo
A quanto pare quei chiarimenti sono già pervenuti e approvati al punto di autorizzare la Regione Toscana a procedere alla ripresa dei lavori sul sito di mola. Il fatto però, è che i due Comuni interessati di Capoliveri e di Porto Azzurro fino a poco tempo fa non erano ancora ufficialmente a conoscenza di quanto è stato deliberato dalla Regione Toscana. Si ricorda però, che il proseguimento della costruzione sembrava dovesse essere subordinato ad una serie di fattori tutti ancora da accertare.
Tra questi va ancora precisato che il Consiglio di Stato aveva stabilito in occasione di un ricorso sullo stesso argomento, che l’avvio dei lavori per la costruzione del dissalatore doveva essere condizionato ad un accordo tra le parti, ossia tra la società committente e il Comune nel quale veniva realizzata l’opera.
Lo stesso Consiglio aveva anche inequivocabilmente stabilito che senza quest’accordo i lavori non potevano avere luogo. A quanto pare, fino adesso non è stata stipulata alcuna intesa in tal senso è pertanto la ripresa della costruzione del manufatto appare abbastanza oscura. Né le altalenanti decisioni attraverso i ripensamenti a stretto giro di tempo dei portavoce dell’ Ente Parco evidenziate questa settimana, sulla stampa, possano costituire malgrado gli intenti, alcunché di variato rispetto alla realtà dei fatti, se non in relazione all’ aspetto fiduciario nei confronti di coloro a cui sono stati affidati i beni tutelati.
Le varianti
Doveva altresì essere valutato l’impatto che la variante urbanistica causata dal dissalatore e dal relativo manufatto, avrebbe potuto avere con il piano operativo regionale di Protezione civile e con quello dello stesso comune di Capoliveri a suo tempo approntato nell’interesse della tutela della cittadinanza, in caso di necessità.
Ora, presentare il dissalatore come risorsa idrica che nulla costa agli elbani, ha soltanto uno scopo maliziosamente accattivante per il consenso dell’ opinione pubblica in quanto i
costi di esercizio saranno ben altro che gratuiti. Ma anche per la costruzione del complesso industriale e suoi accessori, le risorse erariali di finanziamento non provengono dal pozzo di San Patrizio ma dalle tasse dei contribuenti.
In questo senso sarà interessante sapere in che modo sono state spese le somme relative alle varie versioni del dissalatore dell’Elba e in che modo è stato progettato e abbandonato il famigerato laghetto del Condotto.
La “morta gora”
Si tratta di un progetto errato al punto tale da chiedere ragione della consapevolezza dei progettisti e degli Enti pubblici che lo hanno finanziato con stanziamenti milionari. Adesso la zona è abbandonata e il laghetto così chiamato è ora una morta gora putrescente divenuta una discarica di tutto su una strada impervia che collegava San Giovanni a Monte reciso; strada arbitrariamente interrotta nella parte alta per decisione non certo del Comune di Portoferraio. In quell’ acquitrino si ritiene che nessuno metterà più mano perché a quanto si dice, emergerebbero seri problemi per i suoi inquietanti contenuti.
A questo punto sono molti a domandarsi con quali criteri direttivi la società di gestione dell’acquedotto elbano incaricata alla costruzione del laghetto milionario, gestisce il pubblico denaro dedicato ad un’opera come questa, il cui risultato è così disastroso da poter servire soltanto alla emotività romanzesca per chi intende visitare l’inferno dantesco della ”morta gora”. Potrebbe infatti essere utilizzata per un’esposizione a carattere museale dell’orrore, inscenando una rievocazione con qualcuno che questa volta vuole indietro i soldi, nuotando fino alla barca.
“Sulle sudice onde
già scorger puoi colui che qui s’ aspetta,
se il fumo del pantan nol ti nasconde”