Su internet ogni tanto si trovano notizie buone o meno buone sul nostro scoglio. Oggi pubblichiamo un articolo che porta la firma del direttore del giornale on line l’Economico di Roma e che riguarda i beni archeologici elbani e chi li studia.
IL DOVERE DI EVITARE LE COPIATURE. IL CASO DELLA TESI DI DOTTORATO DI RICERCA “AITHALE. L’ISOLA D’ELBA” DI L. PAGLIANTINI, UNIVERSITA’ DI FOGGIA, 2014
di Roberto Casalena
[IMGSX]https://www.camminando.org/FOTO_27/torre.JPG[/IMGSX] Da tempo pressoché tutte le Università italiane stanno combattendo il fenomeno del plagio, raccomandando agli studenti di citare correttamente la fonte e di evitare le copiature durante l’elaborazione della tesi, a partire da quella triennale. Figuriamoci quella di dottorato di ricerca che dovrebbe fornire al dottorando/a un’alta qualificazione connotata da un sapere prettamente scientifico che rifugga da sotterfugi e scappatoie. L’Università di Foggia, per esempio, negli articoli 23.2 e 25.3, del suo “Codice etico e di comportamento” insiste non poco sulla necessità di evitare le copiature.
Proprio presso la citata Università, nell’ambito del Corso di Dottorato Storia e Archeologia Globale dei Paesaggi/XXVI Ciclo (Coordinatore Prof. Giuliano Volpe, già Rettore della stessa Università) è stata discussa nel 2014 la tesi di dottorato di Laura Pagliantini dal titolo “Aithale. L’isola d’Elba: paesaggi antichi e bacini d’approvvigionamento” sotto il Tutorato del Prof. Franco Cambi dell’Università di Siena.
Per un caso fortuito, durante una sua ricerca, il dott. Michelangelo Zecchini, che da mezzo secolo si dedica agli studi di archeologia elbana, ha notato nella tesi suddetta una parte di testo che gli era familiare. Non c’è voluto molto per accertare che essa era stata copiata da una sua monografia intitolata “Isola d’Elba. Le origini, edita nel 2001 dall’Accademia Lucchese di Scienze, Lettere e Arti. Il proseguimento dell’indagine ha portato l’archeologo a scoprire nella tesi oltre 30 riproduzioni di parti di testo attinte dai suoi libri, brevi (meno di 40 parole) e meno brevi (fino a 175 parole), in cui l’Autrice non ha mai seguito regole di citazione consolidate e, al contrario, ha sempre omesso qualsiasi accorgimento (virgolette, corsivo, rientro, ecc.) che rendesse palese che i testi duplicati erano farina del sacco altrui e non del suo.
Il dott. Zecchini ha inoltre segnalato la presenza nella tesi suddetta di altri 10 brani duplicati da studi di altri Autori.
Desta perplessità, e certo non giova all’immagine delle Università interessate, il fatto che i Docenti non abbiano imposto alla Dottoranda la cassazione della pluralità di copiature oppure la citazione corretta delle fonti.