[COLOR=darkblue][SIZE=3] LโELBA E I LADRI DI BICICLETTE [/SIZE] [/COLOR]
[IMGSX]https://www.camminando.org/FOTO_27/bici.JPG[/IMGSX] Una bici, qui allโElba, lโhanno rubata anche a me; in realtร pure perfetta nella forma, non era piรน una bici.
Fino alla Guerra, probabilmente, era stata un preziosissimo mezzo di locomozione. Poi, ma รจ solo unโipotesi, il proprietario, forse colto per strada da un bombardamento o da un rastrellamento nella campagna di Suvereto, lโaveva nascosta nella macchia per poi andarsela a riprendere finita lโemergenza.
Fatto sta che รจ rimasta lรฌ per quarantโanni, fino a quando una mia amica, acquistando il terreno, lโaveva trovata, bella dritta sulle sue ruote, sostenuta dai rovi.
Me la sono portata allโElba, meritava una seconda vita e non una fine in discarica.
Una vita esposta alle intemperie.
Telaio, cerchi, raggi, carter, corona, catena, mozzi, freni a bacchetta, manopole di corno e leve, tutto ridotto ad un perfetto, uniforme, incredibile ricamo di ruggine.
Eppure, si deve anche a questo fragile scheletro di bici rosso-bruno se ancora oggi, e fino al 2024, tutte le biciclette cinesi importate in Europa pagano un dazio anti-dumping del 48,5%.
Spiego il perchรฉ di questo strano intreccio che รจ una delle tantissime storie della bici all'Elba.
Siamo nel 1993, il mercato della bici europea si trova ad affrontare una grave crisi.
Attraverso la Turchia vengono immesse sul mercato EU centinaia di migliaia di bici provenienti dalla Cina.
Il loro prezzo al container per una mountainbike, telaio alluminio, cambio a 8x3 velocitร , sospensioni posteriore e anteriore, รฉ di dodici dollari USA, ripeto dodici dollari USA, ovvero poco piรน di dieci euro
Cosa significa per lโindustria di telai, cambi, sterzi, manubri, selle? E per la manifattura italiana, la piรน grande produttrice ed esportatrice di bici del Mercato Unico? La sua stessa fine, per questo bisogna fare subito qualcosa. Ottengo una audizione a Bruxelles dove essere ascoltati dipende dallโattenzione che si riesce a sollevare fin dalle prime battute. Insomma la prima impressione รจ la piรน importante.
E quale fu la prima immagine che mostrai al Commissario alla Concorrenza, per mostrare plasticamente cosa poteva succedere alla bici europea in pochi anni?
Esatto, proprio questo simulacro rugginoso di una bici di buona marca, fissato e sospeso alla sua solida transenna di legno, immerso nel paesaggio della valle di S.Martino.
Questa SafetyBicycle, chiamo cosรฌ questa bici, con lo stesso nome che fu dato ai velocipedi dellโOttocento, quelli con una catena e due ruote uguali, รจ rimasta esposta fuori dalla casina di S.Martino per altri ventโanni.
Fino al lockdown.
Un certo Luigi lโha fotografata al suo posto e lโha messa su FB lโ8 febbraio.
Negli anni questa SafetyBicycle ha assistito, ammirata, intatta e indisturbata a molte iniziative per promuovere la bici.
Dagli incontri, allโElba, di esperti europei per lโadozione delle norme EN sui requisiti di sicurezza del 1998, ai programmi internazionali del 2001, per fare della Strada Maestra napoleonica, un perfetto testing ground dove trasferire dalla Pennsylvania i test di frenata per le bici di tutto il mondo.
Dal convegno "Elba fatta su Misura della Bici" del 2006, al primo bike sharing introdotto allโElba nel 2008.
Vabbรจ, non so neanche chi sia arrivato a leggere fin qui, ma se tra questi ci fosse quellโidiota che durante il lockdown elbano sโรฉ preso la briga di smontare la SafetyBicycle dal suo sostegno, portarsela via o buttarla di nuovo nella boscaglia, ecco se ci fosse questo idiota, spero che abbia un ravvedimento e rimetta tutto comโera e come sarebbe dovuto rimanere.
P.B.SafetyBicycle