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Virus e superbatteri da Campo nell’Elba pubblicato il 14 Marzo 2020 alle 14:58
Mi sorprende che nonostante si parli continuamente della questione “New Delhi” se ne sia compreso ancora poco, tanto da fare un sacco di confusione. Già esordire chiamando di continuo “KOVID” questo virus dimostra l’approssimazione con cui si tratta la materia. Ma anche voler parlare ripetutamente di superbatteri e continuare a confondere KPC e “New Delhi” è tanta roba: lei parla di New Delhi e sua madre NON AVEVA NEANCHE IL “NEW DELHI” ma un altro germe!!! E si continua a dire che è morta PER il New Delhi quando NON È VERO! A parte che come le ho spiegato NON era neanche quello il batterio, la signora - e lo vogliamo dire quanti anni aveva o no?!? E lo vogliamo dire che era un’anziana fragile con varie patologie croniche e già non autosufficiente, tanto che è stata ricoverata in RSA? Che sennò oggi sembra che di vecchiaia non muoia più nessuno!!! - era PORTATRICE del batterio, infatti la maggior parte dei pazienti fortunatamente non si ammala ma è “carrier” asintomatico. Inutile poi continuare a parlare di magistratura, infatti, ammesso che sia vero che è stata fatta una segnalazione, nessun magistrato ha ritenuto di emettere provvedimenti. Se ci si fosse documentati, si saprebbe anche che per i portatori di enterobatteri resistenti non è previsto nessun “reparto di isolamento” da nessuna parte del mondo: semplicemente si mette il paziente in stanza singola e si adottano misure di isolamento da contatto per evitare di diffondere il batterio all’interno dell’ospedale su altri pazienti. (In realtà a non rispettare le prescrizioni sono spesso soprattutto i familiari indisciplinati). I dispositivi per l’isolamento da contatto sono: guanti e camici monouso. In un altro dei tanti post si millantavano “mascherina, calzari, camici STERILI” [?!?!?!?!?] “per proteggere il personale”... ma perché si continua a voler parlare senza aver capito e senza sapere le cose? I dispositivi di protezione (senza calzari, senza mascherina e con camici chiaramente non sterili) servono a non portare il batterio su altri pazienti, non a proteggere il personale!!! All’ospedale di Portoferraio si adottano le stesse misure che in tutto il mondo e i batteri resistenti ci sono come in tutto il mondo. I tamponi rettali di screening si fanno in tutta l’Asl da settembre 2019, da Pontremoli a Volterra, da Lucca a Cecina, da Massa all’Elba (e non certo per una segnalazione partita dall’Elba, come qualcuno continua a dire), purtroppo se sua madre si è ricoverata a giugno quando il problema non era noto - e magari diciamolo che è stata ricoverata per tutt’altro - la colpa non è di nessuno. La signora è deceduta in RSA dopo mesi, non so perché si continui a imputare la morte al ricovero di mesi prima ed evidentemente la magistratura la pensa come me. Il Coronavirus ha tutt’altre modalità di trasmissione e diffusione e non c’entra assolutamente niente. È stato accostato ad altro perché se al Coronavirus si sovrappongono infezioni da batteri resistenti, è un problema trattarle e aumenta la mortalità; i batteri resistenti esistono perché in Italia si usano troppi antibiotici, gli stessi antibiotici che magari per qualsiasi malannetto di stagione corriamo a pretendere dal nostro medico, o “teniamo in casa perché non si sa mai”, o pretendiamo di prendere in farmacia senza ricetta. Se mai ci fosse un caso di Covid19 all’Elba verrà trattato secondo i protocolli e non secondo le chiacchiere da blog, e verrà quindi trasferito a Livorno. Io continuo a stupirmi perché non mi sono ancora abituato al fatto che si continui a voler parlare dei “superbatteri” senza averne ancora capito granché dopo tanti mesi, e a diffondere allarmismo inutile e informazioni non veritiere. Attenzione, perché poi la magistratura potrebbe farla intervenire qualcun altro... magari riportando alla Procura qualche testo pubblicato da infettivologi della domenica... intanto pensate a stare in casa, a lavarvi le mani e a leggere un bel libro invece di scrivere su internet...
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