Mentre Conte chiude l’Italia e Trump i voli, in Francia c’è chi va decisamente contro corrente e raccomanda:
‘RESTEZ CALME PENDANT QUE LE MONDE DEVIENT FOU’
Da anni sulla mia mail ricevo regolarmente da ‘Santé Nature Innovation’ gli articoli di Jean-Marc Dupuis sulle più varie questioni sanitarie che affliggono l’umanità. In questi giorni, non poteva mancare naturalmente il coronavirus e penso sia interessante (pur con beneficio d’inventario) conoscere il suo parere in contrasto con (quasi) tutti in questo frangente: traduco in riassunto quanto scrive:
“Un professore dell’università tedesca di Heildelberg nel 1830 mette a punto un nuovo microscopio che gli consente d’osservare un microbo fino a quel momento sconosciuto.
Un’indagine presso la popolazione del luogo gli permette di stabilire che i malati di gravi problemi polmonari sono stati contagiati dal suo microbo.
Appena la notizia, apparsa sulla gazzetta locale, diviene di pubblico dominio, il panico s’impadronisce della gente. Tutti tremano, il Borgomastro proibisce la circolazione nel comprensorio di sua competenza, gli ospedali vengono requisiti per ricoverare i portatori del microbo, tutti i commerci vengono bloccati.
Nel giro di qualche settimana, commercianti, artigiani, professionisti sono rovinati.
La situazione precipita di male in peggio finchè alcuni colleghi del professore spiegano che non esiste alcun nesso fra la presenza di questo microbo e i decessi, causati tutti da altri problemi patologici.
La presenza del microbo incriminato risultava pertanto puramente casuale e del tutto inoffensiva.
Ai nostri giorni, niente permette d’affermare che esista un legame tra il coronavirus e i decessi in presenza di coronavirus.
Dopo 30 giorni, l’epidemia regredisce in Cina che oggi annuncia il ‘ritorno alla normalità’.
C’erano 300 morti al giorno all’inizio di febbraio: il 25 febbraio la Cina registra 54 morti, il 26 ne registra 29, il 3 marzo 17 e solo 26 nuovi casi di contagio.
Sotto un altro aspetto, è estremamente eclatante che tanti politici siano stati contagiati: in Francia 7 deputati e il ministro della cultura Franck Riesler, in Italia uno dei capi della coalizione al governo (Zingaretti), in Iran un vice-presidente, il ministro della salute, 23 deputati e molti alti funzionari.
Come si spiega una tale epidemia fra gli esponenti della politica?
Ugualmente incomprensibili sono le disparità fra un paese e l’altro: ci sono all'incirca tanti casi di coronavirus in Italia che in Corea del sud, ma ci sono DIECI VOLTE PIU’ MORTI IN ITALIA CHE IN COREA.
Peggio: ci sarebbero 650 malati in più in Italia in ‘situazione critica’ mentre non ce ne sarebbero che 45 in Corea, che oggi annuncia anch’essa la fine dell’epidemia.
Come si spiega tutto ciò? E’ la stessa malattia? Si contano i malati con criteri diversi?
Queste domande sembra non interessino minimamente i giornalisti: IN REALTA’ TUTTO DIPENDE DAL NOSTRO STATO DI SALUTE E DALLA NOSTRA ETA’ ALL’INIZIO DEL CONTAGIO.
Non è quindi il caso di lasciarsi prendere dal panico, ma di restare in una ‘calma olimpica’: per il momento, soltanto una persona su diecimila ha contratto il virus in Europa.
In Cina le autorità hanno lasciato che il virus si sviluppasse su larga scala prima di riconoscere la sua esistenza e di prendere le necessarie misure: i risultati sono stati pertanto pesantemente negativi, ma poi però, se la malattia si è rivelata in Cina meno grave del previsto, perché bisognerebbe credere che essa sia terrificante in altri paesi molto meglio preparati e dove tutti i servizi sanitari sono stati allertati in tempo?
Si sa che il virus perde virulenza a breve termine: per i paesi che hanno preso il male all’inizio, per il momento NON C’E’ ALCUNA RAGIONE DI TEMERE UN CONTAGIO GLOBALE”
Che dire? Speriamo ardentemente che abbia ragione lui. Personalmente rimango molto perplesso e riferisco con la riserva dell‘ “ambasciator non porta virus”.