[COLOR=darkblue][SIZE=4] UNA PIETRA NELLO STAGNO [/SIZE] [/COLOR]
[IMGSX]https://www.camminando.org/FOTO_25/fo.JPG[/IMGSX] Dario Fo, Franca Rame e la compagnia Nuova Scena arrivarono a Portoferraio alla metà di gennaio del 1970, chiamati dal Circolo Culturale Antonio Gramsci, per rappresentare al Cinema Teatro Astra Mistero Buffo.
La “giullarata popolare” Mistero Buffo (frutto di una ricerca sul teatro e sui canti popolari, soprattutto medievali), dopo un'anteprima a Milano, fu rappresentata per la prima volta il 1° ottobre 1969 al Cinema Teatro Ariston di Sestri Levante, a conclusione della assemblea nazionale dei dirigenti dell'A.R.C.I. L'autunno del 1969: un periodo di grandi fermenti e cambiamenti, in Italia. Nel 2012, in occasione della presentazione del “suo” Mistero Buffo al Teatro dei Vigilanti, Paolo Rossi dirà, “ricordando il periodo particolare in cui Dario Fo, nel 1969 lo creò e lo portò in giro”: “Oggi sono anni peggiori e con più problemi, ma c’è molto meno fermento culturale e sociale”. In quel periodo Fo, Rame e Nuova Scena cercavano circuiti alternativi a quelli tradizionali per proporre i propri lavori. Achille Mango, che aveva collaborato con Fo alla ricerca e alla scelta dei testi per Mistero Buffo, scrisse sul settimanale del P.S.I.U.P. Mondo Nuovo un articolo (“Alle origini del teatro popolare”) in cui affermava che “spettacoli sul genere di quello offerto da Fo” avrebbero dovuto rivolgersi “al pubblico dei piccoli centri, a quello dei paesi e delle campagne”.
Mistero Buffo e le altre opere portate in tournée ottennero da subito il successo di pubblico che meritavano. Ci furono però atteggiamenti pesantemente ostili del P.C.I. e del suo giornale nei confronti della pièce L'operaio conosce 300 parole, il padrone 1000: per questo lui è il padrone. In un corsivo anonimo (intitolato “Un pamphlet qualunquista” e impaginato accanto all’inserzione pubblicitaria “Calli estirpati con olio di ricino”) Fo veniva accusato di “una sorta di rozzo qualunquismo sentimentale” e di “errori di valutazione e di prospettiva”. In un altro articolo L'Unità criticò L'operaio conosce 300 parole, definendolo “Il discusso spettacolo di Fo a Genova”, che “poggia su ipotesi semplicistiche che spesso distorcono la realtà” e rintuzzando con puntiglio inquisitorio diversi passaggi del lavoro, giudicato pieno di “battute da rivista” ed ispirato da “una concezione moralistica” mutuata dal “libro della scuola di Barbiana” di Don Lorenzo Milani. Ma l'attacco più duro e vile a Fo, Rame e Nuova Scena fu quello scatenato sul territorio: dichiarazioni bellicose, manifestazioni di insofferenza, contestazioni organizzate e pretestuosi dinieghi a richieste di spazi, che faranno dire a Dario (ben deciso ad opporsi all'uso dell'”arma della scomunica”) che “il resto della tournée venne sabotato dai vertici del PCI”.
Eppure, nonostante quel clima, il Circolo Gramsci si accordò con l'A.R.C.I. nazionale per portare Fo all'Elba. La serie di spettacoli di Nuova Scena era stata preannunciata con comunicati stampa, pubblicati dal Corriere Elbano, che annunciavano la rappresentazione di Mistero Buffo, con l'invito a rivolgersi per informazioni e prenotazioni alle Galeazze o al Bar Sport o al Bar Emy o al Bar Royal. Alle 21 del 17 gennaio 1970 il Cinema Teatro Astra si riempì di persone (si parla di quattrocento) che nei giorni precedenti erano state tesserate dal Circolo Gramsci; il tesseramento serviva a rendere privata la serata, quindi illegittima la presenza della polizia. Due agenti in borghese entrarono in sala, ma Fo si rifiutò di salire sul palco in loro presenza e allora si allontanarono. Lo spettacolo ottenne un notevole successo, festeggiato da Dario e Franca a casa di Danilo Alessi e, nei giorni successivi, nella trattoria di Elbano Benassi (mangiando -si narra- spaghetti aglio olio e peperoncino).
Il 22 novembre 1969 Nedo Volpini per il Circolo Gramsci aveva scritto al Sindaco Michele Villani presentando “la richiesta di un contributo”, ritenuto necessario stante il “notevole impegno organizzativo e finanziario”, “considerata la qualità e l'importanza del prodotto culturale”, visto anche che “l'attività del gruppo di Nuova Scena non ha fini speculativi” e rilevato che “in tal senso il Comune ha in altre occasioni dimostrato la propria sensibilità”. La Giunta municipale, presieduta, in assenza del sindaco, da Elvio Bernardi (presenti Giuseppe Bensa, Domenico Paolo Amorosi e Bruno Bolano - assenti Angelo Sangalli e Franco Bardino), prese in esame la richiesta del Circolo Gramsci e deliberò (con atto n.33 del 13 gennaio) di erogare a favore del Circolo “un contributo “una tantum” di £ 100.000, dando atto che la spesa graverà su apposito capitolo del Bilancio 1970”. Il 26 gennaio il Prefetto Puglisi comunicò al Sindaco che occorreva che fosse “indicato in concreto l'articolo di bilancio cui la spesa verrà imputata” e il 29, non avendo avuto risposta, trasmise il decreto di annullamento dell'atto (la delibera “è annullata perché illegittima”). Il Sindaco lo comunicò al Circolo Gramsci il 13 febbraio. Qualcuno ha ipotizzato che la Giunta avesse adottato la delibera con la “segreta speranza” di una bocciatura prefettizia. La decisione di concedere il contributo fu contestata in Consiglio comunale, con una interrogazione del Consigliere del M.S.I Oreste Bertucci e con un intervento del Consigliere del P.L.I. Aulo Gasparri, che poi, sul periodico Il Giornale dell'Elba, scrisse che il Comune di Portoferraio non avrebbe dovuto “permettersi il lusso di sovvenzionare frivolezze-chiamiamole pure così-d'oltre canale, quando esistono necessità assistenziali e filantropiche assai più pressanti ed assai più nostrali (AVIS, Arciconfraternita del SS. Sacramento, Rev Misericordia, Croce Verde ecc.)”. Fatto sta che il Comune di Portoferraio non ha mai erogato alcun contributo a favore del Circolo Gramsci per gli spettacoli di Nuova Scena. Quindici anni dopo la vicenda sarà rievocata sulle pagine della rivista Lo Scoglio dallo stesso Gasparri con un articolo (“Distrazione di denaro pubblico”), in cui si definiva Mistero Buffo “una delle commedie pseudo socio-culturali” di Dario Fo, si raccontava di una burla (a seguito della quale Fo avrebbe fatto ritirare biglietti omaggio e dichiarato di non voler più mettere piede all'Elba), si affermava il falso parlando di “quattrocentomilalire assegnate a titolo di contributo” e si riportava fra virgolette, a proposito della bocciatura prefettizia della delibera, una motivazione inventata (“Il bilancio comunale di Portoferraio non permette simili distrazioni di denaro pubblico”).
Ma la cosa più interessante da raccontare a proposito della presenza a Portoferraio di Fo, quella che ha fatto dire a Danilo Alessi nel suo libro La fatica della politica che “l'evento lasciò una significativa traccia nelle diverse pieghe, politiche e culturali, della società elbana”, è stata la polemica fra il bollettino della comunità parrocchiale, Colloquio, e il Circolo Gramsci. Come ha raccontato Nedo Volpini, “ci fu chi prese molto di traverso” l'esibizione di Nuova Scena; tra questi il parroco del Duomo, Don Pietro, che fece distribuire all'uscita della messa domenicale di mezzogiorno un testo in cui Mistero Buffo veniva definito blasfemo e “sfacciatamente marxista” e venivano criticati i cattolici presenti in sala, che avrebbero assistito passivamente ad uno spettacolo contenente anche “un abbondante pizzico di pornologia”. La replica del Circolo Gramsci (“Portoferraio, li 4.2.70-ciclo proprio-Antonini Mary, Valle di Lazzaro”) -redatta, pare, da Uberto Lupi e ispirata dallo stesso Fo- era intitolata “I nostalgici di Bonifacio VIII: lettera aperta ai redattori di Colloquio”. L'incipit era fulminante: “Quando una pietra cade nello stagno, non manca mai qualche ranocchio che salti su a gracidare, risentito per il turbamento che ne viene al suo quieto vivere. Il recital di Dario Fo ha smosso le acque stagnanti del benpensantume clericale”. Secondo il Circolo Gramsci, i redattori di Colloquio (“addirittura alcuni non si sono presi neppure il disturbo di assistere allo spettacolo”) si erano lanciati in una “sgangherata invettiva, dal tono oscurantista”. L'ultima parte del testo era dedicata al rapporto fra cristianesimo e società: “il nostro prossimo sono i poveri, i rifiutati, gli oppressi”. Ci si chiedeva poi “in che cosa consisterebbero gli errori e le nefandezze commesse da Dario Fo” e si sosteneva che “Dario Fo ci ha aiutato a riscoprire il volto autentico di Cristo”. Nelle settimane successive Dario Fo e Franca Rame torneranno all'Elba per rappresentare le altre commedie della stagione. In una di queste occasioni Dario si infilò nella Fiat 500 color nocciola, provvista di megafono, che girava per la città per pubblicizzare lo spettacolo serale, si fermò in Piazza Cavour e cercò di stanare il noto professionista cattolico ritenuto estensore del testo anti Fo pubblicato da Colloquio, allo scopo di discutere pubblicamente con lui; la sfida non venne accettata e allora Fo improvvisò uno strepitoso monologo, una vera e propria appendice a Mistero Buffo, di cui purtroppo non è rimasta traccia se non nella memoria di chi vi ha assistito.
Cinquant'anni fa Dario Fo a Portoferraio ha gettato davvero una pietra nello stagno.
Oggi Dario Fo e Franca Rame non ci sono più. Lo stagno c'è ancora.
Giampiero Palmieri