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x Michelangelo Zecchini da Campo pubblicato il 2 Gennaio 2020 alle 13:52
Caro prof. Zecchini Voglia perdonarmi, ma proprio non sono d’accordo con la sua visione del ‘codice etico’ (dato per inteso che si tratti di quello attinente ai comportamenti più virtuosi). Se cosi è, allora qualsiasi codice che vieti di dire le cose come stanno, non puo davvero definirsi ‘etico’ a meno che per etica non si intenda una morale strettamente personale o di partito. Quando nell’articolo ‘Archeologia, appello agli Elbani’ Lorella Alderighi scrive, “................quello che invece appare essere stato assente per lunghi anni... è il senso civico, l’attaccamento alla propria isola e ai suoi beni culturali”, non scrive altro che la sacrosanta verità. Avrebbe dovuto forse imputare l’apatia civica elbana al giogo imposto dalle tirannie d’oltre canale, continentali? Già molte figure, una per tutte è Mario Tozzi, sono state messe in croce e costrette a fare fagotto cariche d’invettive per aver denunciato la stessa triste realtà denunciata dall’ Alderighi. L’intellighenzia locale, piuttosto che pompare negli animi locali distinguo e rancori, si dia da fare per unire gli elbani su un disegno di sistema di sviluppo qualitativo dell’intera Elba, anzichè far da cassa di risonanza a patetici movimenti antitutto, divisivi ,indipendentisti. Quale indipendenza, indipendendenti da cosa, per ottenere che cosa poi? Uno statuto speciale o il riconoscimento a porto franco? Stiamo scherzando o cosa? Mi sono chiesto più volte cos’è che impedisca agli elbani, che si tratti di semplici cittadini, di amministratori pubblici, di operatori con partita iva o di soggetti inquadrabili nella ‘classe dirigente’ locale, di adoperarsi per analizzare gli interessi e le esigenze del territorio elbano per intero per far sistema, piuttosto che trapanare entro i confini delle corporazioni locali (conf_qualcosa), madri sempre incinte e sponsor di patetici gorillai sovrano-indipendentisti al seguito di capipopolo ancora più patetici. La risposta che mi do è che all’Elba, dal secondo dopoguerra in poi, mano mano che i nostri vecchi si estinguevano, per tanta gente non c’è stato bisogno di organizzarsi, di fare squadra, di impegnarsi a crescere culturalmente e professionalmente per quadagnarsi un po di tranquillità economica. Tantissimi hanno assaporato l’odore del soldo senza impegno e capacità particolari vendendo vigne, campi e muri sui quali i nostri vecchi, dopo la miniera, finivano di spaccarsi la schiena per portare a casa poco e niente, compunque in tanti casi sufficiente per farci andare a scuola ed allontanarci da quelle condizioni a dir poco disumane. Raggiungere una condizione economica di gran lunga migliore è stato facile e veloce, senza troppi sforzi sia fisici che intellettuali, senza la necessità di elaborare particolari strategie. La manna di uno straordinario afflusso turistico grazie a mamma natura che ha continuato a pompare benessere, ha fatto si che tanta parte degli elbani trovassero facilmente ed individualmente la strada per ‘sistemarsi’. E’ stato un po’ come andare a pesca con la dinamite, da soli, distanti da occhi indiscreti, piuttosto che a caccia del cinghiale per la quale è necessario una buona organizzazione, una strategia ed un lavoro di squadra oltre che saper cacciare. Si è formata cosi una classe abbiente locale senza cultura imprenditoriale e senza capacità manageriali, tutt’oggi pressochè immutata fatte salve poche eccezioni, il cui unico orizzonte è il conto in banca, ma va benone anche il nero, anzi meglio, il cui modello economico di riferimento è quello del mordi e fuggi. La prova di quel che dico sta nella mediocrità delle argomentazioni dei loro interventi che non riescono a scostarsi dal consunto clichè populista di bassa lega sempre all’attacco, sempre contro qualcosa o qualcuno. Mai costruttivi e quasi mai propositivi se non per soluzioni divisive ed isolazioniste, sempre invece pronti ad attizzare gli animi sulle colpe per le buche perenni sulle strade, sul sudiciume che non viene portato via senza mai dire una parola di biasimo per gli abitanti sudici ed incivili che lo spandono dappertutto, sulle previsioni meteo che spaventano i turisti, sui divieti di sosta in centro e sulle multe che disincentivano le persone ad andare a spendere nei negozi. Renzo S.
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