Mente&Cervello, settembre 2009, n.57
Il tarlo dell'anima
ร il piรน ripugnante dei peccati, un'emozione inconfessabile che rode dall'interno: l'invidia รจ come una ruggine dell'anima che condanna alla solitudine. Di Massimo Barberi
Nei dipinti del Rinascimento รจ rappresentata cosรฌ: una donna vecchia, misera, zoppa e gobba, che si strappa serpenti velenosi dai capelli per scagliarli contro gli altri. ร l'invidia, un sentimento comune e miserevole, talmente presente a tutte le latitudini e longitudini che piรน o meno ogni religione l'ha stigmatizzata. Se per la religione cattolica รจ uno dei sette vizi capitali, per i buddisti รจ uno dei fattori mentali che possono portare all'odio. Ed รจ un sentimento che secondo gli islamici appartiene soltanto a chi non professa la loro fede.
Spesso confusa con la gelosia, con l'aviditร oppure con il rancore, l'invidia รจ invece un'emozione ben precisa e studiata da varie angolazioni. Per gli psicologi, per esempio, nasce essenzialmente da un confronto di poteri, tra noi e gli altri, ed รจ un'emozione sgradevole anche per chi la prova. I sociologi, che per decenni l'hanno considerata poco meritevole di attenzioni, oggi la reputano uno strumento di mediazione sociale.
