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Marcello Menegin da Marcello Menegin pubblicato il 24 Agosto 2009 alle 6:10
Seguito messaggio n.11486 del 23.08 Sig. Renato. Lei dice molte cose giuste. Cercherò di rispondere al meglio. Prima di tutto la questione perdite. Io ho una certa esperienza di gestione di acquedotti e concordo con lei quando dice che all’Elba le perdite saranno del 60 – 70 % di quanto prodotto per una serie di motivi: mancano dati certi di misura, la rete è obsoleta e, soprattutto, funziona con pressioni inammissibili. Ora rifare tutta la rete è quasi impossibile . Se poi anche si rifacesse tutta la rete la pressione eccessiva, e soprattutto i colpi d’ariete che vi si verificano, rifarebbero le falle in breve tempo e le perdite tornerebbero ingenti anche perché molte sono dovute agli allacciamenti privati. Quello che occorre subito fare è la regolazione della pressione con cui si dimezzerebbero subito le perdite. ASA ha in mente di farlo tramite una procedura chiamata distrettualizzazione ma quando si accorgerà veramente cosa significa constaterà che all’Elba non va bene perché siamo in presenza di un territorio particolarissimo nel quale non si possono applicare i metodi che vanno bene a Milano ma occorrono metodi specifici. Non mi dilungo troppo in questo argomento perché non si finirebbe più. Le dirò solo che anche la ricerca e la riduzione delle perdite bisogna spingerla solo fino ad un certo limite superato il quale diventa antirazionale ed antieconomico farlo,. In altri termine meglio lascare un po’ di perdita e cercare l’acqua per farvi fronte, ovviamente non il 70% e nemmeno il 40%. Ed ora il mio progetto. Si tratta solo di un progetto di larga massima e quindi tutto da rivedere salvando quello di valido c’è (soprattutto il concetto di serbatoio-galleria che ritengo vincente) e correggendo gli inevitabili errori. Ma andiamo con ordine. Innanzitutto io sono partito consultando gli studi precedenti confrontando i miei dati con essi. Tra tutti il prof. Megale aveva fatto un bellissimo lavoro sulla disponibilità idrica e sui fabbisogni dell’Elba arrivando alla conclusione che bastavano due milioni di mc di capacità utile per avere la compensazione completa delle portate. In secondo luogo i miei dati sono stati verificati, trovandoli abbastanza congrui, da un ingegnere del Ramo che era stato mandato prima da mè per avere i miei dati e poi, per più volte, direttamente all'Elba dal Ministero delle Infrastrutture del tempo. Vede, il serbatoio non deve contenere tutta l’acqua necessaria per alimentare l’utenza per tutto il tempo critico ma solo integrare quella disponibile raccogliendo quella che piove ed aggiungendo il proprio volume a quello di per sé disponibile al momento. In altre parole deve solo fare la compensazione trimestrale delle portate e non alimentare di per sé e per tre mesi tutta l’utenza. E’ una cosa diversa per la cui definizione ci sono sicuri metodi di calcolo. Quindi, una volta eliminata la Val di Cornia, se all’Elba ci sono, come in effetti ci sono, sorgenti e pozzi validi, tutta l’acqua disponibile continua ad essere utilizzata integrandola nei momenti critici con quella immagazzinata ed aggiungendovi quella delle piogge improvvise. Nel mio progetto scrivevo chiaramente che per riempire il serbatoio bisogna utilizzare fuori stagione anche le sorgenti ed i pozzi attuali. Faccio un esempio. Nei mesi di gennaio, febbraio e marzo le falde elbane producono più acqua di quella necessari e quindi va tutta immagazzinata, oltre naturalmente a quella dei fossi del Capanne. Poi c’è un fatto importante che presenta anche aspetti negativi. Quando si scavasse la galleria sotto il Capanne ed ove non si provvedesse ad impermeabilizzare prima l’area da scavare, molte delle acque delle sorgenti soprastanti (compresa quella che ora viene imbottigliata) finirebbero per essere richiamate all’interno della galleria. Questa presenta una grande risorsa tutta da definire perché probabilmente certe sorgenti non si possono toccare ma si tratta pur sempre di una risorsa importante e gratuita. In conclusione e salvo migliori calcoli con un invaso da due milioni di mc e con la piovosità annua molto forte dell’Elba si rende sicuramente autonoma ed autosufficiente l’Elba. Ma io faccio un altro ragionamento Quando ho presentato il mio progetto si spendevano otto miliardi di lire l’anno per portare con le navi cisterna 50000 mc d’acqua dalla terraferma. Se una sola volta si fossero anticipati detti otto miliardi, si sarebbe costruito un primo chilometro di galleria con una disponibilità doppia d’acqua e cioè centomila mc ma non per un solo anno bensì per tutti gli anni a venire, compresi quelli odierni. Altro elemento. Ora l’ASA ha un programma di circa sette milioni di euro per opere varie. Qualora se ne destinassero una parte a fare un progetto serio della galleria ed a costruire una prima parte delle opere di soccaggio ci si accorgerebbe di quali grandi vantaggi si ottengono da una riserva cospicua che lo ripeto dovrebbe solo integrare la portata attualmente disponibile. Oggi come oggi, con la Val di Cornia che per il momento deve per forza continuare, non ci sarebbero più problemi e con centomila mc di riserva si integrerebbero benissimo le disponibilità attuali!. Ciò è dovuto sempre alle singolarissime particolarità dell’Elba con un territorio difficile, con consumi variabilissimi, con disponibilità idriche anch’esse variabilissime: solo un grande serbatoio risolve questi problemi, ovviamente dopo aver fatto dei progetti più seri del mio. Invece, a mio avviso, si ricorre ai metodi tradizionali senza pensare specificamente all’Elba. Anche i serbatoi costruiti o da costruire sono sempre di qualche migliaio di mc mentre bisognerebbe ogni volta ragionare almeno delle centinaia di migliaia di mc! Non parliamo degli invasi superficiali che all'Elba non si adattano proprio e sarebbero soggetti ad una evaporazione smisurata dovuta all'insolazione. In conclusione, secondo mè, la prima cosa da fare sarebbe un progetto serio che verificasse tutte le proposte: io sono sicuro che se così si facesse, il serbatoio galleria, sia pur ricorretto, ridimensionato, ridefinito rappresenta la soluzione migliore. Purtroppo io ho la sensazione che quello che si sta facendo non sia altro che la applicazione pedissequa delle tecniche usuali e cio’ per l’Elba, non và assolutamente bene. La riprova la si avrà con la prossima adozione della distrettualizzazione. Basti pensare che essa consiste nello spezzettare in più parti delle reti acquedottistiche di per sé già troppo piccole come sono quelle elbane! La ringrazio per l’attenzione e resto disponibile mettendomi interamente a disposizione, ovviamente senza alcuno scopo di lucro, per quel poco che posso fare e che farei volentieri per la bellissima Isola della quale sono innamorato. Marcello Meneghin
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