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Pino da Pino pubblicato il 13 Luglio 2009 alle 16:58
[SIZE=1]IL PINO SOLITARIO C’era una volta un grande Pino molto alto, ma così alto che sembrava un vero gigante. Viveva nel parco di una grande città, sempre assorto fra vecchi ricordi di quando era un minuscolo alberello esile e gracilino. Infatti, spesso pensava a quando gli altri alberi più grandi di lui e pieni di autoritaria superbia, gli proibivano di intromettersi nei loro discorsi, consentendogli soltanto di ascoltare in rigoroso silenzio. Ma gli anni passarono e fu così che un giorno anche il piccolo Pino divenne alto, ma così alto, che con lo sguardo riusciva a dominare ogni angolo di quell’immenso parco. Ora che finalmente anche lui poteva partecipare ai discorsi e raccontare qualche simpatica storiella, era però rimasto da solo in mezzo a quel grande prato, sempre ornato da bellissimi fiori. Troppi anni erano passati e tutti gli alberi a lui vicini, uno dopo l’altro, si erano seccati, e così i giardinieri, che sembrava non aspettassero altro, li segarono in tantissimi pezzi e ne fecero legna da ardere per i loro camini. In quel parco vivevano tantissimi altri alberi ma tutti troppo distanti da lui. Quindi, il grande Pino, non potendo parlare con nessuno di loro, era sempre triste e sconsolato. - Ahi!... Ma chi è questo screanzato? Gridò un giorno una grossa Nuvola, dopo essersi punta la pancia contro le fronde del Pino, che sembravano milioni di aghi acuminati. - Sono io! Rispose lui. - Io chi?... Se non vedo nessuno! Replicò la Nuvola con tono minaccioso. - Sono un albero e mi chiamo Pino!... E se ti ho ferita ti chiedo scusa, anche se non ho colpa per quanto è successo, visto che sto sempre fermo e non mi muovo mai!... Forse ti sei rimpinzata di troppa acqua e per questo non riesci a volare più in alto! La Nuvola, che nel frattempo si era distratta per controllare i danni subiti, borbottò fra sé e sé: Che strano!... Mi è sembrato di aver udito una voce, però non vedo nessuno! E dopo una breve pausa, riprese dicendo: - Ma guarda quanti buchi mi hanno fatto e quanto fanno male!... Di certo sarà stato uno stormo di uccellacci che ha voluto dissetarsi in volo!.... Così mi hanno beccato la pancia senza neanche ringraziare!... Screanzati e maleducati!... Approfittarsi di una vecchia Nuvola che fa centinaia di chilometri al giorno per rifornirsi d’acqua!... Giuro che se li prendo, gli farò una doccia fredda che non se la scorderanno tanto facilmente! Sentendosi offeso per il modo come era stato ignorato dalla Nuvola, il Pino fece una riflessione: - Eppure io non sono più così piccolo da non essere visto!... Chissà perché nessuno vuole parlare con me? E per la rabbia e lo sconforto si mise a piangere. Ma le sue lacrime non le vide nessuno perché andarono a mescolarsi con la pioggia che nel frattempo era iniziata a cadere a catinelle. Dopo aver piovuto per molte ore, improvvisamente la Nuvola si alleggerì a tal punto che il Vento ne approfittò per prenderla per mano e delicatamente la condusse ad annaffiare un altro prato. Qualche istante dopo il Sole poté riaffacciarsi con i suoi raggi forti e luminosi, mentre come per incanto, uno splendente arcobaleno colorò il cielo fino all’orizzonte. All’improvviso tutta la natura del parco si ridestò. Soltanto gli uccelli, prima di riprendere il volo, spiegarono le ali al vento per asciugarsi le piume, mentre gli scoiattoli ripresero a giocare e a rincorrersi fra loro per tirarsi le grosse soffici code. Soltanto per il grande Pino nulla era cambiato e nonostante con la pioggia si fosse rinfrescato e dissetato ben bene, tornò ad essere più triste e sconsolato di prima. Veloci passarono gli anni, durante i quali il Pino non smise un solo istante di guardare attorno a se, sempre speranzoso di trovare un proprio simile con cui poter parlare; ma invano. Soltanto di tanto in tanto, quando qualche uccellino andava a riposarsi sui suoi rami, riusciva a scambiare qualche parola. Anzi, a dire il vero, erano proprio loro che lo tenevano aggiornato su tutti gli eventi del parco. - Sai?...L’altro giorno mio zio Passerotto si è spezzato una zampa! Gli disse un giorno il giovane Verdone. - Stava mangiando una grossa e appetitosa mollica, senza essersi accorto della minacciosa tagliola su cui era adagiata!... Per fortuna si è spezzato soltanto una zampa, perché avrebbe potuto rimanerci stritolato dentro! - Sono contento che sia riuscito a scamparla! Disse il Pino. - Anzi, gli puoi dire che se viene a trovarmi, gli darò una goccia di resina, così potrà farsi una bella ingessatura!... Sai, la mia resina è una sostanza miracolosa per quel genere di cose! - Va bene!... Glielo dirò! Rispose il Verdone e volò via. Uno fra i passatempi preferiti dal grande Pino era quello di ascoltare i pettegolezzi degli altri animali, come avvenne quella volta che una coppia di cardellini andò a posarsi fra i suoi rami: - Sai?... Mamma Merlo ha avuto cinque pulcini e sono tutti neri! Disse lei. - Beh, che bella scoperta!... Non sarebbe potuto essere altrimenti, visto che sono neri anche i loro genitori! Rispose il Cardellino; mentre lei, con una punta di civetteria, ribatté: - Questo lo so anch’io!... Però quello che intendevo dire, è che i nostri piccini sono molto più belli!... Tutto qui! - Bèh effettivamente! Sussurrò il Cardellino, dopo di che aggiunse: - Non posso che darti ragione!... Però se vuoi toglierti una curiosità, prova a chiedere a mamma Merlo quali sono i pulcini più belli al mondo e vedrai cosa ti risponderà! - Ma se non si capisce neanche chi è maschio e chi femmina? Quasi lo interruppe lei con tono di stizza. - Perché come al solito tu sei troppo impaziente! Riprese lui, aggiungendo: - Aspetta qualche giorno ancora e vedrai che a qualcuno di loro gli si colorerà il becco di giallo, tipico dei maschi, mentre a chi resterà nero, vorrà dire che è femmina!... Però mia cara, lasciatelo dire, questi sono soltanto futili dettagli per estranei come noi, perché papà e mamma Merlo sanno già sin da ora chi fra i loro pulcini è maschio e chi è femmina! In quella occasione il grande Pino ritenne opportuno non intromettersi, limitandosi a riflettere su quanto siano fortunati e nel contempo sciocchi e vanitosi certi animali. Infatti, benché lui non fosse sciocco né tanto meno vanitoso e meritasse tutto il bene di questo mondo, era invece costretto a starsene da solo senza poter mai parlare con un proprio simile. Il Pino era molto buono, tanto che durante l’estate i bambini andavano a trovarlo, certi di ricevere in dono tutti i suoi frutti deliziosi. Arrivavano già muniti di grosse pietre per andare a sedersi all’ombra delle sue enormi radici, dove trascorrevano ore e ore a schiacciare i suoi gustosi pinoli. Dall’alto della sua mole il Pino li osservava fiero e felice, rallegrandosi del fatto che tantissimi bambini erano golosi dei suoi piccoli frutti. Passarono gli anni e il Pino si rendeva conto che stava invecchiando troppo in fretta, mentre le sue speranze di riuscire un giorno a parlare con un proprio simile, andavano sempre più affievolendosi. Così, tutte le notti, prima di addormentarsi, restava a lungo in meditazione per osservare il cielo e contava le stelle. Poi, ogni volta che vedeva caderne una, socchiudeva gli occhi ed esprimeva un desiderio. Ormai di stelle cadenti ne aveva viste a migliaia, ma il desiderio che lui esprimeva era sempre lo stesso: “aver vicino un albero con cui parlare”. E fu così che un giorno il buon Gesù, volendolo premiare per la sua grande bontà, fece venire dall’Africa un uccellino. Stringeva tra le zampe un seme e dopo aver scavato una piccola buca fra le sue radici, ce lo depose dentro, lo ricoprì di terra e volò via. Passarono i mesi e l’estate tornò calda e splendente come sempre. Terminate le scuole, i bambini tornarono con le loro pietre a schiacciare pinoli fra le radici del grande Pino. Alcuni di loro, fra i più discoli, portarono con sé anche i coltelli ed iniziarono a staccare grossi pezzi di corteccia per farne barche di sughero. Le orredarono pazientemente con vele di carta e poi, nel laghetto del parco, si sfidarono in gare di velocità fra i superbi cigni e gli allegri anatroccoli. Il Pino soffriva molto per le ferite subite, ma ciò nonostante sopportava in silenzio, senza lamentarsi mai. Anzi, si sentiva fiero nel vedere che anche quei discoli erano felici per merito suo. Poi passarono i mesi ed arrivò l’inverno, quando una notte, mentre il Pino stava osservando le stelle, udì degli starnuti provenire dal basso. - Etcì!... Etcì! - Chi è che starnutisce? Domandò. - Brr, brr, sono io! Rispose una vocina. - Io chi? Ribatté il Pino. - Brr, brr, sono una Palma e vengo da molto lontano!... Brr, brr, però nel mio paese non fa mai così freddo! Il Pino che non aveva mai visto, né tanto meno sapeva cosa fosse una Palma, pensò a qualche strano animale venuto da lontano, che stanco del lungo viaggio, si era fermato a riposare fra le sue radici. Il mattino seguente albeggiò ed i tenui raggi del Sole iniziarono ad illuminare la terra. Subito dopo tale segnale divino, tutta la natura si svegliò e si preparò ad affrontare il nuovo giorno. Anche il Pino stiracchiò i suoi lunghi rami e dopo aver fatto qualche sbadiglio, guardò verso le sue radici, dove con grande stupore vide un grazioso alberello. - Buon giorno! Gli disse. - Buon giorno! Rispose l’altro. - Come ti chiami? Ribatté il Pino. - Mi chiamo Palma!... E tu? - Io Pino e sono lieto di conoscerti!... Quindi eri tu starnutivi tanto? - Si, etcì etcì!... E credo di essermi presa un bel raffreddore!... Etcì, purtroppo non sono abituata a questo clima!... Anche se sono convinta che presto mi ci abituerò! - Quanti anni hai? Le chiese il Pino. - Quasi uno!... E tu? - Beh!... Credo di aver perso il conto ormai!... Ma vediamo un po’, se ben ricordo dovrei averne più di venti!... Però dimmi, com’è che ti ho vista soltanto ora? - Perché fino a qualche giorno fa ero completamente coperta di foglie secche!... Io però cresco in fretta sai?... E vedrai che fra qualche anno sarò alta come te! Il Pino, che per la grande gioia non riusciva più stare nella corteccia, ringraziò il buon Gesù per aver esaudito il suo desiderio e con gli occhi rivolti al cielo recitò una preghiera. Il tempo passava sereno e l’esile Palma cresceva rapidamente, tanto che presto raggiunse l’altezza del grande Pino. E fu così che i due poterono finalmente guardarsi dritti negli occhi. - Ma che cosa mi sta capitando?... Mi sento come se andassi a fuoco! Commentò un giorno il Pino fra sé e sé. Poi, tornato indietro nei ricordi, ripensò a quando i giovani fidanzati andavano a trovarlo per incidere sul suo tronco i cuori con i loro nomi. Che male gli facevano, ma ciononostante lui sopportava in silenzio, senza lamentarsi mai. Anzi, anche in quelle circostanze, si sentiva fiero ed orgoglioso per essere il prescelto, quale fedele custode dei loro simboli d’amore. - Amore!... Che sia ciò che anch’io sto provando per la Palma? Si chiese un giorno e quell’idea iniziò a frullargli ininterrottamente nella mente. Un pomeriggio poi, c’era cattivo tempo. Era uno di quei giorni uggiosi d’inverno, quando un improvviso colpo di vento fece piegare la Palma verso il grande Pino. Lui, colta al volo quell’occasione, l’abbracciò con i suoi robusti rami e ne approfittò per darle un tenero bacio. La cosa gli piacque talmente tanto, che sentì la clorofilla andargli in ebollizione, mentre la Palma teneva reclinata la folta chioma, per coprirsi il viso dalla vergogna. Il Pino le chiese: - Ti è piaciuto? - Si, molto! Rispose lei timidamente. - Se vuoi non ti lascerò più e ti terrò stretta a me per tutta la vita? Replicò lui con tono deciso. - Si, per me va bene! Rispose la Palma e dopo aver preso un po’ di coraggio, aggiunse: - Anch’io voglio starti vicina per tutta la vita! E rimasero così abbracciati, l’una all’altro, a parlare di giorno e a rimirare le stelle di notte. I giardinieri del parco, vedendo l’esile Palma in quella posizione curva, tanto da sembrare un enorme arco, credettero che stava soffrendo. Allora si armarono di lunghe scale e di potenti seghe a motore ed andarono a liberarla. Essi però non avevano considerato la presenza del Pino, che quando li vide arrivare muniti di tutto quell’armamentario, intuì le loro intenzioni e cominciò a lanciargli tante, ma così tante delle sue pigne più verdi e più dure, che in un baleno riuscì a metterli in fuga. E fu così che il Pino e la Palma poterono restare felicemente abbracciati per tutta la vita. Passarono tanti e tanti anni e i giardinieri non tornarono più. Anzi, si guardarono bene anche dal solo avvicinarsi in quei paraggi, tante furono le pigne in testa che ricevettero. Soltanto gli uccellini accorrevano numerosi a nidificare sotto le foglie della Palma, visto che offrivano ai loro pulcini un ottimo riparo dai forti raggi del sole. Per edificarli, usavano le leggere ma robuste foglie di Pino, che assemblavano fra loro incollandole con la sua stessa resina. Gli scoiattoli invece, si rincorrevano sul tronco curvo della Palma, salendo e scendendo a mo’ di scivolo, come fosse la loro autostrada verso il cielo. Ogni qualvolta che finivano le scuole, i bambini tornavano a giocare nel parco e fra una pausa e l’altra, facevano grandi scorpacciate con i dolcissimi datteri della Palma e con i gustosi pinoli del grande Pino................e tutti vissero felici e contenti.[/SIZE]
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